ALESSANDRO PIROMALLO

Biografia di Alessandro Piromallo

Alessandro Piromallo nasce a Napoli nel 1991. Fin dai primissimi anni dell’infanzia esprime la passione per il disegno che lo porterà a iscriversi all’Istituto grafico pubblicitario “E.Mattei” di Caserta. Si renderà conto che il tipo di indirizzo non dà lo spazio sperato all’espressione del disegno a mano libera: sceglierà di eseguire la prova pratica all’esame di stato a matita, rifiutando photoshop, conseguendo il massimo punteggio.

Dopo il diploma lavora per cinque anni in varie sedi sul territorio di un centro di tecnologie digitali, eseguendo tra i vari compiti,quello di allestitore. Ancora una volta vedendo soffocare la vena creativa, riprende ad esercitarsi nel disegno, da questo periodo realizza e vende alcuni ritratti a matita di personaggi dai frame cinematografici, nel 2014 collabora con l’Associazione culturale “Terra del Sole”, alla sua prima mostra collettiva a Castel di sasso, un antico borgo nel casertano; ne segue una seconda collaborazione nel 2015 in Villa Porfidia nella città di Recale per una collettiva di Artisti.

L’esperienza lo convince a lasciare il lavoro per dedicarsi totalmente alla creazione artistica, decide dunque di iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Napoli, studiando pittura. Il contesto accademico lo porterà a sperimentare diversi linguaggi e ad utilizzare vari materiali, uscendo dalla propria “zona di comfort”. La prima fase degli studi la dedicherà ad affinare lo stile figurativo, iniziando ad avere tendenze surrealiste. Affascinato dalle dinamiche primitive e ancestrali del subconscio, decide di immergersi nella sperimentazione del solo colore e della sua gamma emozionale, studiandone gli effetti diluendo acrilico o tempera con acqua, lasciando temporaneamente da parte il disegno e la forma. In questa fase fonda con l’artista Roberta Passaro il duo performativo “Alit”, che si esibisce in live-painting in vari eventi culturali sul territorio napoletano e spazia tra vari linguaggi come performance, fotografia, installazioni riconducendo sempre il tutto alla pittura. L’esperienza del duo prosegue con una mostra organizzata dall’Accademia a Napoli nell’ottobre 2017, “Natura e forma” organizzata dal Professor Franco Rotella, in cui presenta materiale fotografico e pittorico di una performance svolta in precedenza. “Alit” partecipa alla mostra collettiva “I colori dell’anima” al Circolo Nazionale in Via Mazzini, a Caserta esponendo un’installazione con stampe digitali su plexiglass retroilluminato e legno, avvalendosi della collaborazione con l’azienda EcoEpoque, che cura allestimenti e interior design.

A marzo 2018 ha l’occasione di partecipare attivamente alla retrospettiva dell’artista Cesare Pietroiusti, “Scuola del disegno e della pittura in assenza di talento”, a Casa Morra, celebre galleria napoletana. Ad agosto 2018 ottiene l’incarico di guida e custode nell’esposizione dell’artista Ettore De Conciliis nella Cappella Palatina, situata all’interno del Maschio Angioino di Napoli.

La fase di ricerca attuale è focalizzata sulle identità, indagandone le relazioni non solo tra gli individui,
ma anche tra individuo e luogo, riflettendo sulle influenze che l’uno esercita sull’altro. Nella serie di lavori “Insé-diamenti – I luoghi del sé”, la pittura circoscrive un luogo fotografato, ne delinea simbolicamente un volto, ma è la relazione dei due elementi a formarne un’identità, fatta di sinuosità o di fratture. Ricorrenti sono i richiami agli elementi naturali in contrasto con le sovrastrutture artificiali dell’uomo, che generano continui incontri e scontri.

“Arte come forma di alchimia che rivela, ma allo stesso tempo cela”

 

CONTATTI

 

 

INTERVISTA ALL’ARTISTA – a cura di Elena Gollini

D: Come definiresti il tuo stile espressivo usando tre parole chiave e motivandole;
R:Penso che la prima parola sia “ibrido”, per varie ragioni. Ibrido nel campo biologico è un termine che definisce gli organismi generati da incroci di specie, che è quello che faccio in fase di creazione,  quando fondo diversi linguaggi ottenendone i relativi risultati. Ma la parola ibrido, se da un lato serve a classificare, dall’altro fugge dalle catalogazioni, essendo un risultato alle volte non ancora definito o magari imprevisto, di un’unione tra “specie differenti”. Qualche volta mi piace l’idea di fuggire dalle etichette e gabbie lessicali per lasciare spazio alle emozioni silenziose, interne. La seconda parola che descrive le mie dinamiche è “polarità”. Sono dell’idea che viviamo in un mondo di polarità, di dualismi e la chiave della bellezza sta nel leggerne le armonie come i contrasti, che generano rispettivamente simmetrie o fratture, elementi ricorrenti nei miei lavori. Questi simboli, trovati o ottenuti, ci portano alla terza parola che potrebbe essere “illusione”, in questo caso percettiva. Fondere la pittura alla fotografia in una simbiosi camaleontica, avere la sensazione di osservare un materiale quando al tatto diventa altro, è un meccanismo che oltre a essere congeniale alle mie intenzioni, mi diverte. Inoltre associo la parola illusione alla parola utopia, che per certi versi è il motore del mondo, ognuno di noi ha un’utopia personale da realizzare.

D:Come stai portando avanti la tua ricerca creativa sperimentale in quest’anno ?
R: Vengo da un periodo di sperimentazione molto intenso, devo molto al confronto con l’artista con cui ho collaborato in quest’ anno, la condivisione e il confronto sono dei fattori esperenziali molto importanti. Mi sono mosso nell’ambito performativo documentato fotograficamente culminato la maggior parte delle volte in un gesto pittorico. Sto proseguendo i miei studi sulla luce, con la pittura ne ho studiato la riproduzione prima figurativa, poi astratta approcciando la pittura spray, dal punto di vista fotografico sto studiando la predisposizione dei soggetti e delle superfici a riceverla, alla maniera di alcuni impressionisti. Attualmente i miei progetti si prefissano di unire la pittura e la fotografia in installazioni tridimensionali aggiungendone appunto il fattore luce, approcciando dunque l’illuminotecnica. Dei vari materiali utilizzati oltre alla resa pittorica o fotografica, ne sto studiando la rifrazione in relazione a luci LED.
Da questa sperimentazione ho fatto un’esposizione in un festival di musica elettronica a Pompei, mi è piaciuto il contesto dinamico e interattivo e lo spazio che si è ritagliata la mia installazione mi ha lasciato soddisfatto. Altri progetti work in progress riguardano la scultura, ma con materiali riciclati, per due ragioni, la prima è perché tento un approccio ecosostenibile, sensibile alle tematiche ambientali, la seconda è che intendo la creazione come una magia ed alla maniera alchemica cerco di ricavare una bellezza celata nei materiali grezzi apparentemente non destinati alla creazione artistica.

D:Una tua valutazione generale sul mondo dell’arte moderna contemporanea in ambito internazionale.
R: Penso che viviamo in un’epoca artistica estremamente densa di correnti e di linguaggi, questo porta vantaggi e svantaggi. Se da un lato c’è molta varietà ed è facilmente accessibile, dall’altro, il fruitore potrebbe sentirsi quasi assalito, stordito dai messaggi. Questo andrebbe a discapito del lavoro dell’artista che non viene valutato adeguatamente, perché in un’era in cui è tutto immediato il messaggio dell’artista potrebbe essere compromesso. Il fattore “social media” influisce senza dubbio su tutti e due i versanti. Ad ogni modo credo che l’arte sia un enorme e antico organismo che è ben tarato a rivoluzioni, sia concettuali che tecnologiche. Come sempre sta a noi, come nel campo dell’informazione, da parte del fruitore saper filtrare i messaggi facendone un discorso qualitativo, abbandonando magari dinamiche capitalistiche che spesso non tutelano il lavoro dell’artista; non rassegnarci a scorciatoie e preservare l’interesse e la curiosità per lo studio della Storia dell’Arte, le cui innovazioni hanno generato questo presente, questo dal punto di vista dell’ artista contemporaneo che produce. Faccio parte del gruppo di persone che vedono tradizione e innovazione come una buona ricetta per contenuti di qualità.

 

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