CLAUDIO VENTURINI alias “IL GIOVANE ARTISTA”

Biografia  Claudio Venturini: Da bambino mi immaginavo seduto davanti alla tv, guardavo un bambino che era seduto e guardava la tv: guardava un bambino che era seduto e guardava la tv, che guardava un bambino che era seduto e guardava la tv,…. Era una prospettiva solo apparentemente statica, in realtà in costante movimento.

Poi pensavo di partecipare alla Biennale di Venezia e presentare un “Ape Piaggio” a forma di ape (…un Ape a forma di ape!). Parlandone dicevo che era un modo per evidenziare che le parole devono tornare ad avere un significato e soprattutto devono essere riconosciute per il loro valore, altrimenti tutto potrebbe cambiare di significato, di forma e materia, pur mantenendo lo stesso nome. Ecco, così è iniziato tutto…

Sono autodidatta, il mio stile è la libertà di chi non ne ha uno! La libertà di spaziare in più stili, contaminandomi, la libertà di spaziare tra le esperienze che vivo. Da qui, con un gioco di parole, è nato il mio “spazialismo”. Io spazio tra lo spazio, inteso come luogo di corpi celesti, pianeti, sfere, mondi immaginari, dimensioni e geometrie. È una sorta di spazialismo anarchico e composto.

“Fantasia al potere!” – citando Philippe Daverio – e mi tuffo nello spazio!”

 

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Recensione critica a cura della Dott.ssa Elena Gollini

C’è una linea riconoscibile, che attraversa tutta l’intera storia della pittura italiana. Talvolta, si inabissa come un fiume carsico, per poi riemergere in tutto il suo sferzante splendore. Comincia con Giotto e il suo ideale di spazio e di spazialità la cosidetta “scoperta del vero” nella certezza dell’Universo Cosmico misurabile e continua poi con Piero della Francesca e con la visione prospettica rinascimentale, che tocca il culmine con Raffaello e attraversa l’Epoca del Barocco con il concetto di “bello ideale e assoluto” di Annibale Carracci, di Guido Reni, arrivando fino al Novecento di Carrà, di Morandi, di Burri e di Fontana. Questa linea è stata definita della “classicità” ma può essere inquadrata e concepita anche come la linea della ricerca, dell’intuizione e della rappresentazione, dell’ordine razionale e poetico al contempo, che guida e governa il mondo visibile. Claudio Venturini si può considerare incline a questa tendenza stilistica d’ispirazione riflessiva, fondata sull’armonia bilanciata del ritmo cromatico e delle proporzioni segniche e sull’espressione comunicativa dell’equilibrio e dell’ordine essenziale.

Nel panorama artistico illustre, è ravvisabile una componente di assonanza anche con l’arte pittorica del grande maestro dell’Astrattismo Geometrico Eugenio Carmi. Infatti, la pittura di Claudio scaturisce da una meditata e meticolosa premessa ideativa e progettuale, che viene tradotta e traslata in un interessante linguaggio, che non lascia mai niente all’improvvisazione esecutiva e si sviluppa con una narrazione sequenziale, sempre sfaccettata su più livelli percettivi. Le opere sono riconducibili al filone astratto-informale di matrice geometrica e possiedono una valenza concettuale e dei contenuti simbolici e metaforici ben precisi. Claudio si avvale di un sistema e di un impianto iconografico intriso di complessi e articolati significati, che lo rendono artista di profondo spessore intellettuale e di acuta e colta propensione creativa.

La semplicità dominante della struttura non è certo casuale, ma si muove su premesse ascetiche, dove l’opera d’arte viene depurata da ogni sterile e futile edonismo ridondante, pur conservando come scopo imprescindibile l’antica e intramontabile idea della bellezza, intesa come ricercata e raffinata armonia d’insieme. Le immagini riprodotte sulle varie superfici di lavoro compongono una visione seriale sempre coerente, che rispecchia e riflette un’intima concezione e recupera e rafforza la dinamica vitalità delle rappresentazioni. La concezione del rapporto spazio-temporale viene offerta allo spettatore come una stimolante palingenesi, una nuova e inedita visione della realtà e della spazialità. Lo spazio si trasforma in un supporto su cui Claudio realizza una studiata metamorfosi, dipingendo vuoti e pieni, luci e ombre, esaltando i valori cromatici e le valenze intrinseche attribuite agli elementi costitutivi.

Il linguaggio di Claudio evidenzia in modo preponderante una continua e costante proiezione del se’ a livello spirituale, una meditazione assorta di cui la pittura si rende portavoce. Ogni opera diventa un luogo spaziale, emozionale e temporale, dove l’osservatore è protagonista, insieme all’autore, di un’esperienza fantastica e immaginifica unica ed esclusiva, basata sul perfetto intreccio tra apparenza ed essenza. Come proclamava l’esimio maestro Mark Rothko che ha collegato l’Astrazione con la Spiritualità: “L’Arte per me è un aneddoto dello Spirito”.

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