ERIK SCREM

Biografia di Erik Screm

Nasce il 22 dicembre dell’anno 1993, in una giornata nebbiosa in cui fiocchi di neve gelata volteggiavano nel cielo plumbeo. Da sempre amante della lettura e di tutto ciò che è classificabile come arte, ha deciso di iniziare il suo tributo a questo ramo della cultura scrivendo racconti brevi, fin dal periodo dell’adolescenza. Ha pubblicato due libri che raccolgono racconti, il freddo La baita e altri racconti e il cupo Vita, morte e la gioia del grottesco. Ora, dopo aver con molto entusiasmo collaborato con l’illustratrice Ryuki’s Artbook per il suo primo lavoro per ragazzi L’avventuroso viaggio di Tea sta progettando l’uscita di un romanzo sulla stregoneria ambientato nel suo Friuli e scrivendo un giallo venato di gotico ambientato nella campagna dell’Inghilterra vittoriana. I suoi racconti sono stati selezionati per far parte di diverse antologie, tra cui il libro a tema zombie 19.9.17.: Fuga da Montecassino. Da qualche tempo collabora con il blog Vivo perché leggo, per il quale è curatore della rubrica bisettimanale Libri Versus Film in cui esegue comparazioni su libri e le loro trasposizioni cinematografiche, assumendo quindi anche il ruolo di critico cinematografico.

 

CONTATTI

 

“19.9.17: FUGA DA MONTECASSINO”

Sei croci piantate su altrettanti cumuli di sassi sono l’ultimo ricordo di un gruppo di ricercatori giunti vicino alla verità, messaggeri di una flebile speranza di rinascita. “Un clown. Se non fosse così tragico, questo nuovo mondo sarebbe uno sballo”. Quello che sembrava l’epilogo di una triste vicenda altro non è che l’inizio dell’attacco finale ai sopravvissuti.

  • ISBN: 9788893328128
  • Edizione cartacea e digitale

 

“RUGGIOLO”

Il nuovo urban fantasy di Erik Screm è un racconto lungo che parla della magia perduta della festività del Natale – disturbando il fin troppo bistrattato San Nicola -, del significato profondo di ciò che ci sta attorno e non possiamo o vogliamo vedere e dell’accettazione dell’unico evento inevitabile della vita.

  • ASIN: B01MYXPG32
  • Edizione digitale

 

“L’ASSASSINO DI ARKA”

Questa è la storia di Mirko, ragazzo dalla vita ordinaria che, nella notte di Halloween, scopre dentro di sé una violenza e rabbia senza limiti. Rimasto a corto di carburante, passerà in rassegna le case di Arka in cerca di aiuto, lasciando dietro a sé una scia di sangue appartenuto a chi quell’aiuto glielo ha negato.

  • Edizione cartacea e digitale

 

“L’AVVENTUROSO VIAGGIO DI TEA”

Prima di una collana, questa favola moderna racconta le avventure della piccola Tea che, dopo un naufragio, si risveglia sulla misteriosa isola di Bolim, abitata da animali dalle curiose sembianze. Tea dovrà fare di tutto per trovare un modo per tornare a casa!

  • ISBN: 9788892628236
  • Edizione cartacea, con illustrazioni

 

“VITA, MORTE E LA GIOIA DEL GROTTESCO”

Vita, morte e la gioia del grottesco è un’eclettica raccolta di racconti che, ognuno nel suo personale genere di appartenenza – dal noir al rosa – vi racconteranno un viaggio attraverso alcune fasi della vita.

  • ISBN: 9788893212779
  • Edizione cartacea. Alcuni racconti sono disponibili in versione ebook

 

” LA BAITA E ALTRI RACCONTI”

La baita e altri racconti è una raccolta di racconti che narra i misteri dell’ameno paese di Guillidon e degli oscuri boschi che lo circondano, abitati da misteriose quanto schive creature chiamate Guligut.

  • ISBN: 9788891178503
  • Edizione cartacea

 

 

INTERVISTA ALL’AUTORE – a cura di Elena Gollini

D: Come ti qualifichi nel tuo linguaggio espressivo?
R: Riflettendoci, penso di essere piuttosto bipolare su questo punto. Mi spiego: normalmente – ed è ciò a cui aspiro maggiormente nella mia produzione letteraria – cerco di esprimermi con un linguaggio piuttosto classico. Da amante della letteratura sette-ottocentesca ricerco sempre termini che ora sono – per una questione a mio avviso prettamente commerciale – caduti nel dimenticatoio ma che io trovo estremamente affascinanti. Molto più affascinanti di parole che usiamo quotidianamente e che siamo talmente abituati a pronunciare e sentir pronunciare che non provocano alcuna emozione. Alcuni termini dimenticati, invece, producono un effetto di meraviglia che io trovo piacevole, bello; anche se ciò dovesse significare prendere in mano un vecchio e polveroso dizionario e riscoprire il significato della parola. Passiamo all’altro lato della medaglia, che è la scrittura con il solo fine di essere valvola di sfogo. In alcuni miei scritti e racconti voglio che le scene riprodotte in parole nere su carta bianca possano essere vivide, reali, non appartenenti a un meraviglioso mondo di sogno. E per produrre questo risultato è bene utilizzare termini semplici, i primi che vengono in mente, siano essi scurrili o volgari. Si ottiene un qualcosa di qualità a mio avviso più bassa perché non richiede un lavoro mentale, di ricerca di termini, di formulazione di frasi, poi così grande. Questi due stili di scrittura così dissimili si possono ricondurre al fatto che, spesso, le mie storie non le sento completamente mie: mi vengono sussurrate, come da delle muse che vivono in uno spazio insondabile, e mi sento in un certo senso obbligato a trasporre queste storie con una musicalità e poesia che non dedicherei a cose del tutto mie.

D: Raccontaci i tuoi progetti creativi per il 2018; hai un sogno nel cassetto particolare?
R: Alcuni progetti creativi che avevo per l’anno in corso sono già stati disattesi. Avevo in programma di partecipare ad alcune piccole fiere letterarie, ma il risultato è un nulla di fatto per pura negligenza. Forse più avanti, chissà… Per quanto riguarda le pubblicazioni, invece, dopo un 2017 passato in sordina (tranne che per una pubblicazione nata da un concorso ‘19.9.17 – Fuga da Montecassino‘) scrivendo l’ancora inconcluso romanzo gotico-giallo ‘Il villaggio di pescatori di bare‘, vorrei pubblicare un paio di libri. Innanzitutto vorrei che vedesse la luce un piccolo libricino di poesie che intitolerò ‘Pensieri industriali – poesie, aforismi, pensieri‘, e in seguito vorrei pubblicare la seconda edizione del mio primo libro, una raccolta di racconti dal titolo ‘Una baita e altri racconti‘, che ho terminato da poco di revisionare, e per il quale sto scrivendo ‘Catarsi‘, un racconto lungo che sarà presente come extra per chi vorrà acquistare questa nuova edizione. Un sogno nel cassetto ce l’ho, che però non riguarda l’anno in corso. Ciò che, a lungo termine, spero di riuscire a portare a compimento è il sogno di lavorare nell’editoria. Sono tanti i campi che mi interessano, tra cui quello di valutatore di bozze e quello di editor – quindi dare una mano ad autori e scrittori nel miglioramento della loro opera.

D: Una tua riflessione sul mondo dell’editoria in generale.
R: Qui tocchiamo un tasto per me dolente. Prendendo in considerazione il mondo dell’editoria in Italia, che è quello che più mi compete e interessa, trovo purtroppo che siamo ad uno dei livelli più bassi nella storia della letteratura. Questi sono tutti pareri personali, ma trovo che l’avvento della autopubblicazione a costi sempre più ridotti abbia sì aiutato un sacco di autori a pubblicare le proprie opere – tra cui il sottoscritto – ma abbia lasciato libero spazio anche a persone per nulla dotate di far dilagare le loro operette. Ci troviamo davanti a libri pieni zeppi di errori, problemi sintattici – quindi curati pochissimo – che sarebbero anche sorvolabili – soprattutto gli errori, che in fondo si trovano anche nei libri della Mondadori – ma non se poi ci ritroviamo ad aver letto una storia senza capo né coda, oppure simile in tutto e per tutto ad altre centinaia di storie che possiamo trovare in libreria. Oggi non è presente un “organo di controllo” – che un tempo poteva essere rappresentato dalle case editrici; le quali compivano un lavoro più o meno egregio, su questo si può discutere – per evitare di, con un acquisto magari incauto o attratti dalla copertina, trovarsi a perdere tempo leggendo cose di infima qualità. Probabilmente adesso le case editrici non riuscirebbero a compiere ugualmente quel compito, perché tutti ci siamo convertiti a ciò che è commerciale: le cose spesso non piacciono per gusto personale – spesso non ci prendiamo nemmeno la briga di formarci un gusto personale – ma perché piacciono a Tizia, piacciono a Caio. E Tizia e Caio ne sanno qualcosa, di libri, di letteratura. Questo è un peccato, ed è ciò che ha portato alla scelta discutibile delle grandi case editrici di pubblicare solamente, o quasi, se sicure che il nuovo libro produrrà un sufficiente introito. In questo modo, molti piccoli o esordienti autori vedranno le loro perle abbandonate nel limbo di medio-bassa qualità in cui si trovano la maggior parte delle opere provenienti dalla pubblicazione indipendente. Non che la produzione editoriale sia esente da – a volte gravi – difetti…

D: Come si può avvicinare e stimolare la gente alla passione per la lettura?
R: Questa è una domanda complicata. Potrei tagliare la testa al toro rispondendo che è un aspetto che non mi compete. Anzi, non mi dovrebbe competere. Colui che scrive dovrebbe a mio avviso aver l’unico compito di scrivere il proprio libro. La promozione, i metodi di avvicinamento del pubblico al libro, dovrebbe competere agli editori, magari con l’ausilio di appositi addetti al marketing e, magari, organizzatori competenti di eventi culturali. Gli eventi culturali. Trovo che siano delle ottime – e adatte – basi per avvicinare e stimolare la gente alla passione per la lettura. Ma qui sorge il problema del come far partecipare la gente agli eventi culturali. Ed è un problema che probabilmente si stanno ponendo in tanti, non solo nel campo della letteratura. Come far partecipare le persone a un evento quando queste preferiscono di gran lunga chiudersi nel proprio salotto a guardare programmi di dubbio gusto e dubbia qualità in televisione? Non ho una risposta a questa domanda. Forse bisognerebbe trovare altri metodi per portare l’evento alla gente, più che la gente all’evento. Ma snaturerebbe un po’ tutto ciò che c’è dietro: il contatto, la socializzazione, l’apprendimento diretto e quel senso di pienezza che solo incontrare l’autore, un esperto, altri seguaci, può comportare. Tutto questo andrebbe a svanire.
Forse, e concludo, bisognerebbe porci questa domanda: siamo disposti a rischiare tutto, sacrificando tutti gli aspetti che ho elencato poc’anzi e tanti altri, per avvicinare e stimolare persone insensibili alla lettura a ciò che di bello questa può dare?

 

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