FRANCESCA AURORA MALATESTA

Biografia di Francesca Aurora Malatesta

Sono nata a S. Giovanni Rotondo e attualmente vivo e lavoro in un paesino in provincia di Lecce.
Sono nata con la matita in mano… E nel ricordo più vecchio che ho, triste o felice che sia, matite e colori mi hanno sempre accompagnata, a volte consolata, mi hanno fatto compagnia… Sono stati (e forse lo sono tuttora) i mie amici più sinceri. Sono nata alla fine degli anni ’80, periodo nel quale in tutte le case iniziavano ad esserci i primi computer, ricordo che da piccolina ero attirata, come tutti i bambini, da quello che ai miei occhi era un oggetto magico, in grado di fare meraviglie. Ad oggi, devo ringraziare la saggezza e la lungimiranza di mia madre che prima di insegnarmi l’uso di qualunque tecnologia, mi ha insegnato a “saper fare con le mie mani”. Quanta poca importanza ha oggi per noi la manualità. Ormai è completamente assente anche in alcune forme d’arte, dove sono le macchine le vere autrici materiali di un prodotto. Sarò forse un tantino retrograda ma per me l’artigianalità nell’arte resta fondamentale.
Ho vissuto così, in simbiosi con il fare arte quotidianamente, finché a 6 anni non fui iscritta a scuola, dove cominciò a scattare qualcosa in me, qualcosa di strano, di poco gradevole, qualcosa che mi faceva sentire sbagliata. Improvvisamente l’arte era diventata qualcosa da mettere da parte per lasciar posto alle “cose serie”. Era diventata qualcosa che ‘non mi potevo permettere’.
Mi sforzavo di essere, come mi veniva richiesto dalle consuetudini scolastiche e familiari, una brava bambina, ordinata e studiosa, che pensa a prepararsi per ciò che avrebbe voluto fare da grande. Da grande… Che parolona… E chi lo sapeva? Avevo solo capito che non avrei potuto fare ciò che mi piaceva! Nel mio cuore mi sentivo profondamente triste e sola, spesso mi sentivo fuori posto ed eccetto pochissimi insegnanti con sguardo acuto e occhio profondo, che mi hanno saputa capire e che ringrazierò per sempre, la vita scolastica fu quasi sempre difficile e grigia quasi fino alla fine del Liceo Classico. In famiglia, infatti, non fu presa in considerazione l’idea di permettermi d’iscrivermi all’istituto d’arte. In quegli anni continuai a disegnare e a dipingere solo quando mi restava del tempo libero dallo studio… Spesso, a dire la verità, lo facevo anche mentre studiavo, riempiendo i libri e i quaderni di scuola… Era più forte di me; era un qualcosa che mi concedevo. Tutto ciò mi creava dei grandi conflitti interiori… Tenevo, però, tutto chiuso in me stessa, come se non volessi disturbare nessuno. Finché, finalmente, a 17 anni ci fu una svolta. Ringrazierò sempre mia nonna per avermi risvegliato dal torpore di tristezza in cui ero assopita; lei infatti, scrittrice affermata, fu la prima persona che abbia mai dato una possibilità come artista. Pubblicò uno dei suoi libri e propose una mia grafica come elaborazione di copertina… L’elaborato fu accettato e quella fu la prima volta che mi sentii davvero realizzata in qualcosa. La prima volta in cui fare arte era un dono!
Da quel momento, ripresi ciò che avevo lasciato in sospeso a 6 anni e quando arrivò il fatidico momento della scelta universitaria, dovetti lottare molto per potermi iscrivere presso l’Accademia di Belle Arti; mio padre, uomo pratico e concreto, non accettava (giustamente, da genitore preoccupato) una scelta di futuro così rischiosa e tentò di fermarmi, di farmi cambiare idea, di scoraggiarmi… Ma per me quella era l’unica scelta di vita possibile. Ad ogni modo devo ringraziarlo, perché quella fu un’ulteriore conferma di ciò che volevo fare e di ciò che volevo essere. Durante il percorso accademico mi sentì finalmente nel mio mondo! In Accademia studiai duramente e fin dall’inizio andai alla ricerca del mio stile e della mia personalità artistica, coltivandola, cercando di farla venir fuori. Dopo uno studio accurato sulla pittura figurativa, mi allontanai da tale pratica, alla ricerca di una pittura che mi permettesse di esprimere al meglio la mia emotività. Quello dal figurativo all’espressionismo astratto fu un passaggio del tutto naturale… Quando studiai i grandi maestri dell’espressionismo astratto, non avrei mai pensato che fosse il tipo di espressione pittorica adatta a me, che pratico un disegno alquanto classico e a tratti surrealista. Invece, con piacevole sorpresa, scoprì, mentre la gestualità diveniva più istintiva e d’impulso, che l’uso del colore, come mezzo d’espressione dell’energia che si trasforma in materia e vibrazione, dando sembianze alla forma, fosse esattamente ciò che apparteneva alla mia natura espressiva. Il processo di crescita artistica in tal senso è avvenuto gradualmente, come un fiore che sboccia, come un bisogno, non un bisogno meramente estetico-visivo, ma anche e soprattutto fisico e mentale.
Nel 2014, conseguì il Diploma di Laurea di II livello in Arti Visive e Pittura, presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce con il massimo dei voti più Lode. Allora non cercavo con foga l’occasione di esporre al pubblico le mie opere ma ero pronta a farlo non appena mi si fosse presentata la possibilità e quando successe, nella figura di Claudio Casalini, un uomo amante dell’arte che vide i miei quadri appesi presso la palestra dove lavoravo e se ne innamorò, mi buttai subito in questa avventura. Da allora infatti, lavoro come istruttrice di fitness e come docente di arte qualora ne abbia la possibilità.
Esordì per la prima volta, come pittrice nel Dicembre 2016, presso la Fondazione Palmieri a Lecce, con una personale dal titolo “Vibrazioni dell’Anima” (titolo del quadro che fu la mia tesi pratica per la laurea specialistica), a cura di Gaia Arte e Claudia Forcignanò. Nell’estate 2017, presentai la mia seconda personale di pittura, patrocinata dal comune di S. Giovanni Rotondo (Fg), presso il chiostro F. P. Ferrandina del palazzo comunale dello stesso, una mostra che ho amato particolarmente: un’esibizione a tema contro la violenza sulle donne, dal titolo “Il Giorno di Eva”, curata da Claudio Casalini (Gaia Arte) e Renato de Capua e presentata da Demo Mura, comico e conduttore televisivo, il cui vernissage si svolse proprio durante la nota manifestazione, contro la violenza sulle donne, “La Notte Rosa in Rosso”. I temi sociali infatti, toccano particolarmente la mia sensibilità artistica, dal punto di vista della loro ripercussione a livello emotivo-psicologico sulla mente umana. La dimensione del sogno e della visione è un altro aspetto che mi ispira profondamente, come si poteva notare nelle opere esposte nella mia terza personale di pittura a Venezia nel Dicembre 2018, dove gli organizzatori erano i giovani del gruppo Tanis Root United Arts, il curatore Alessandro Bellotto e la critica fu a cura di Maria Palladino e con la partecipazione di Gaia Arte.
Ho partecipato a varie collettive d’arte in Italia e all’estero: con Spoleto Arte, da Spoleto (a cura di Vittorio Sgarbi) a Miami Beach, e con Giorgio Grasso da Milano a Tirana. Nel Dicembre scorso, ho avuto il grande piacere di essere premiata da Spoleto Arte, in Florida, con il premio “Salvador Dalì – International Art Prize”, presso il Museo di St. Petersburg e lo scorso febbraio mi è stato consegnato, sempre a nome del Presidente di Spoleto Arte, Salvo Nugnes, il premio all’Arte Contemporanea “Tamara De Lempicka – International Art Prize”, presso la Milano Art Gallery.

Ad oggi sono assolutamente in fermento, ricerca e sperimentazione continuano ad accompagnarmi e guidarmi lungo il cammino artistico, fatto di contaminazioni, contrasti e connessioni di radice materica, emotiva e soprattutto empatica.  Vorrei poter usare l’arte per aiutare gli altri e soprattutto realizzare uno dei miei sogni più grandi: aprire una scuola d’arte per bambini.

 

PERSONALI DI PITTURA

2017
VENEZIA
25 Novembre – 2 Dicembre
“Il Doppio”, Galleria Itinerarte, a cura di Maria Palladino e Alessandro Bellotto, con Tanis Root United Arts, in collaborazione con G.A.I.A. Arte e il First Saturday

FOGGIA
17 Agosto – 3 Settembre
“Il Giorno di Eva”, S. Giovanni Rotondo, Chiostro Comunale F.P. Ferrandina, (in occasione della Notte Rosa) mostra a tema sulla violenza contro le donne, a cura di Claudio Casalini e Renato De Capua

OTRANTO
27 Luglio – 25 Agosto
Castello di Corigliano d’Otranto, Laboratori di mostre e pittura, a cura dell’Associazione Socrate (in collaborazione con I.S.B.E.M.)

2016
LECCE
10 Dicembre – 20 Dicembre 
“Vibrazioni Dell’Anima” 
Fondazione Palmieri, a cura di Claudio Casalini (GAIA Arte) e Claudia Forcignanò

ESPOSIZIONI COLLETTIVE

2019
VENEZIA – PALAZZO ZENOBIO
1 Giugno – 30 giugno
L’arte al tempo della 58° Biennale di Venezia, a cura di Giorgio Grasso

MILANO – ASSOCIAZIONE CULTURALE M’ARTE- BRERA
18 Febbraio – 5 Marzo 
Esposizione Internazionale di Pittura e Scultura, a cura di Giorgio Grasso

MILANO – MILANO ART GRALLERY
14 Febbraio – 7 Marzo 
International Art Prize Tamara De Lempicka, a cura di Spoleto Arte

LONGARONE – ARTE FIERA DOLOMITI
16, 17- 22,23,24 Febbraio 
Arte Fiera Dolomiti, a cura dell’Associazione Sei Arte

2018
FLORIDA – MIAMI BEACH
5 – 9 Dicembre 
“Miami meets Milano”, a cura di Spoleto Arte, col contributo di Vittorio Sgarbi

LODI – CASTELLO DI SOMAGLIA
3 Novembre – 30 Novembre 
“Angeli e Demoni”, Fombio (Lo), a cura di Giorgio Grasso e di Maria Palladino

ALBANIA- TIRANA
15 Settembre – 6 Ottobre 
“Abstractionism in Art”, IICAS International Interactive Contemporary Art Space, a cura di Giorgio Gregorio Grasso e Tinamaria Marongiu

VENEZIA
1 ° Settembre – 20 Settembre 
“Arte e cinema”, Palazzo Zenobio, a cura di Giorgio Grasso e Maria Palladino

SPOLETO
30 Giugno – 25 Luglio 
“Spoleto Arte 2018” (durante il” Festival Dei Due Mondi “), Palazzo Leti Sansi, a cura del Prof. Vittorio Sgarbi

RUSSIA – MOSCA E SAN PIETROBURGO
10 Giugno – 13 Giugno 
“The World Championships”, video esposizione, Hotel Novotel, Mosca e Hotel Official Hermitage, San Pietroburgo, con il contributo del Prof. Vittorio Sgarbi

VENEZIA
8 Maggio – 30 Maggio 
“Mostra Probiennale 2018”, Scuola Grande di S. Teodoro, presentata dal Prof. Vittorio Sgarbi

VENEZIA
26 Maggio – 30 Giugno 
“Esposizione internazionale di arte contemporanea”Palazzo Zenobio, a cura di Giorgio Grasso e Maria Palladino

MILANO
17 Febbraio – 2 Marzo 
Milano fashion week “Arte e Moda”, Via Della Spiga, Galleria D Studio, a cura di Giorgio Grasso e Maria Palladino

PUBBLICAZIONI

TIPOGRAFIA VATICANA – Grafiche di copertina e illustrazioni di libri:
• 2015, Vaticano, “Mons. Nicola Riezzo, il Vescovo dal cuore Mariano”, di Aurora Guerrieri Romano;
• 2013, Vaticano, “La Via Crucis alla Luce della Fede” di Aurora Guerrieri Romano;
• 2012, Vaticano, “Il Tumore dello Spirito”, di Aurora Guerrieri Romano;
• 2006, Vaticano, “Una Rete gettata nel Mare del Tempo – Giovanni Paolo II, il Pontefice dell’Amore” di Aurora Guerrieri Romano.

NUOVA PUBLIGRAFIC SRL – Grafica di copertina e illustrazione di
“Non calpestate I fiori, ogni bambino è un fiore”, Trepuzzi, 2008, favola per bambini, contro la pedofilia di Aurora Guerrieri Romano.

EDITORIALE GIORGIO MONDADORI – Catalogo d’arte
• “Mostra Probiennale 2018”;
• “I Campionati del Mondo” Russia, Mosca e San Pietroburgo “;
• “Spoleto Arte 2018”;
• “Miami meets Milano”

 

CONTATTI

 

INTERVISTA ALL’ARTISTA – a cura di Elena Gollini

D: Come definiresti il tuo linguaggio espressivo usando 3 parole chiave e motivandole?
R: Per rendere meglio l’idea, prima di rispondere, premetto questo: La tela per me rappresenta ciò che per un pugile rappresenta un sacco da box. Detto ciò, credo che il mio linguaggio espressivo sia:
Informale – perché tra me e la tela (o il foglio, o la superficie su cui mi appresto a lavorare), non ci sono filtri e convenevoli di alcun genere… Non ho segreti, sono estremamente istintiva quando dipingo e il mio flusso emotivo scorre libero e senza ostacoli.
D’impatto – perché la trasposizione dell’ispirazione, che è materia astratta, su una superficie contingente come la tela, è gestualmente alquanto d’impeto e passionale e non lascia spazio ad approcci convenzionali.
Tormentato – perché rispecchia i miei labirinti emotivi interiori, fatti di strade che si incontrano e si scontrano alla ricerca di una meta da raggiungere per cui poi ripartire.

D: Una riflessione sul concetto di vocazione artistica;
R: Per spiegare la mia percezione di vocazione artistica devo partire dal mio rapporto con l’arte.
Il mio rapporto con l’arte è da sempre molto tormentato; l’arte è la mia ancora di salvezza e al tempo stesso, a volte, la mia causa di dolore più grande. La percezione, che col passare degli anni si tramuta in consapevolezza, di non essere capiti dalla maggior parte delle persone che ti circondano (spesso le più vicine a te), è qualcosa che accomuna tutti coloro ai quali Dio abbia regalato il grande dono di essere artisti. Non so se sono un’artista, ho sempre pensato che a definirti tale debbano essere gli altri… So solo che io senza arte, non so chi sono… L’arte è ciò in cui mi identifico e ciò in cui trovo il senso più profondo dell’esistenza, soprattutto quando la vita stessa ti mette davanti quei muri altissimi, che sembrano insormontabili, da cui ci si sente soffocare, davanti ai quali si sente l’odore della fine, della morte… In quei momenti chiudo gli occhi e penso che per fortuna esiste l’arte… Arte che non conosce muri, non conosce limiti e che va oltre il contingente per arrivare a sfiorare l’eterno e che nell’Eterno si identifica. Sì, l’Arte è questo per me. È il Tutto e il mentre. Il mio percorso artistico è stato sempre un cammino difficile e pieno di ostacoli, soprattutto in famiglia. Ma ciò che mi ha spinto a continuare a fare arte è la necessità di tirar fuori ciò che ho dentro… È come un bisogno, è il mio modo di comunicare con il prossimo, cosa che amo profondamente fare. Credo che l’arte abbia una funzione magica in questo senso, poiché rappresenta un linguaggio universale che va oltre le coordinate spazio, tempo, lingua. L’arte è tanto più vera quanto il suo raggio di comunicazione è universale. La vocazione artistica è dunque, in questo senso, una grande responsabilità. Ogni artista, qualunque sia il tipo d’arte che pratica, è responsabile di ciò che comunica, poiché presto o tardi, gli artisti, quelli veri, raggiungono le masse, le masse dei giovani soprattutto, ed è lì la responsabilità più grande.

D: Su quali progetti creativi ti stai focalizzando in questo anno?
R: Sono passati due anni e mezzo da quando ho iniziato ad esporre e ad oggi, mi ritengo soddisfatta del percorso fatto. Il mio essere soddisfatta però, non mi rassicura sul non poter fare di meglio e non coincide con il fermarmi. La verità è che non so stare ferma… Sono in continuo fermento e se non fosse che non posso praticare arte a tempo pieno durante la mia giornata (quantomeno per ora), molti dei miei progetti forse avrebbero già visto la luce. I miei progetti creativi quest’anno sono orientati sul focalizzarsi ulteriormente sui temi sociali attuali che già avevo intrapreso ad affrontare. Oltre alle tematiche che toccano particolarmente il mio territorio, come quella sugli splendidi Ulivi e la Xylella che li sta distruggendo, davanti alla quale mi sento tristemente impotente
E sulla quale sto lavorando per mettere in piedi la prossima personale di pittura, sono profondamente toccata dal tema della violenza sulle donne. Ho affrontato questo atroce argomento durante la mia seconda personale di pittura, svoltasi nel chiostro comunale di S. Giovanni Rotondo nell’agosto 2017 e non l’ho mai lasciato. Vorrei infatti, che la mia arte potesse essere utile, vorrei fare qualcosa, non solo per le vittime di violenza, ma per prevenire magari tali avvenimenti, cercare di lavorare a monte, circondata dalle persone giuste. Il dialogo è una componente fondamentale dell’umanità. Parliamo tanto di comunicazione, purtroppo però è proprio ciò che spesso viene a mancare, a piccini e adulti, che si ritrovano troppe volte soli, perdendosi e non riuscendo più a tornare indietro. Sì, in verità vorrei che la mia arte fosse a servizio delle persone, vorrei che fosse d’aiuto. Per questo un altro mio progetto è quello di poter aprire una scuola d’arte per bambini, perché possano avere la libertà di esprimere i loro inconscio attraverso la magia dei colori e riscoprire la bella manualità che stiamo perdendo, ma che nell’arte, quella vera, come la fatica, è necessaria.

 

PHOTOGALLERY

 

RECENSIONE CRITICA – a cura di Maria Palladino

Presentazione per la mostra personale di pittura Il Doppio – personale di pittura di Francesca Malatesta, presso la Galleria Itinerarte di Venezia, Dorsoduro 1046 (Campo della Carità, nei pressi delle Gallerie dell’Accademia).

Elementi portanti nella ricerca artistica e nella poetica di Francesca Malatesta sono il concetto di “connessione” e di “vibrazione”. “Connessione” intesa quale profondo e sentito rapporto con il colore, percepito come materia viva, mobile e plasmabile in infinite e indefinite dimensioni e possibilità espressive. Il colore diviene sfogo e manifestazione sensibile di pulsioni innate, intrinseche e imprescindibili che danno il via ad un processo creativo che è insieme razionalmente ordinato e istintivo, gestuale, calligrafico e fluido. Esso intesse legami e crea collegamenti estendendosi in filamenti, gocciolature, colature che originano ramificazioni attraverso tutto lo spazio della tela, prendendo vita da sovrapposizioni, mescolamenti, asportazioni e aggiunte di sostanza sulla superficie del dipinto.
Da ciò nascono visioni fantastiche, punti di vista dove la pareidolia soggettiva produce accostamenti e identifica fisionomie della più varia natura: dalle geografie immaginarie al big bang primordiale, dall’armonia cosmica a visioni sindoniche e sacre, ectoplasmi luminosi e sintetici grafismi, il disporsi predeterminato e libero delle componenti organiche nei corpi.
La “vibrazione” è il movimento, la natura cangiante e metamorfica delle cose, come anche la vibrazione intrinseca a livello spirituale, l’impercettibile oscillazione atomica, la vibrazione luminosa ed efficace sul piano fisiologico e psicologico, prodotta dai colori stessi.
Passionalità e trascendenza è un altro binomio costante nell’operatività artistica di Francesca, una duplicità che si manifesta nell’utilizzo di tinte ricorrenti quali il rosso, il blu il viola, il bianco e l’oro, ciascuno con la propria simbologia, a testimonianza dell’equilibrio possibile fra tensioni contrarie quali energia e vitalismo, spiritualità, fisicità ed evanescenza.
La scelta di abbinare i lavori secondo moduli che riprendono il numero due e i suoi multipli vuole riflettere questo concetto di ambivalenza: il numero due, secondo la simbologia matematica, è dato dalla divisione dell’uno e quindi dalla coesistenza di due entità che non si completano e che cercano la loro ideale reintegrazione nell’uno.
Il tema del “doppio”, ovvero della coesistenza degli opposti in tutti i piani del reale, è stato a lungo approfondito attraverso i secoli, fin dall’antichità, dalle più diverse discipline e correnti di pensiero: in ambito religioso, in riferimento a credo fondati proprio su un’associazione di forze contrastanti, quali il Cristianesimo, il Manicheismo, lo Zoroastrismo; in campo psicologico, relativo a tutte quelle patologie che comportano scissione e dissociazione dell’io, ovvero una frattura all’interno dei processi psichici, perlopiù traumatica, che conduce ad una diversione di alcune componenti di questi. Importanti inoltre gli studi di Jung, nella distinzione fra “Io”, ovvero la mente razionale e Sé, cioè una coscienza più ampia che la racchiude e di Freud, che nel saggio “Introduzione al Narcisismo”, del 1914 e “Il Perturbante”, del 1919 individua nel sosia una proiezione esterna dell’attitudine egocentrica, che si richiama ai primi anni dell’infanzia e che quindi viene percepita come inquietante; nella filosofia basti pensare al dualismo cartesiano, al pensiero di Kant, Leibniz e Heidegger; nel settore della spiritualità allo sdoppiamento nei fenomeni di “viaggio fuori dal corpo” e bilocazione; in quello parapsicologico all’idea di “corpo astrale”, ectoplasma e di “doppelganger” ovvero il “gemello malvagio”, rappresentazione incorporea dell’individuo che assume un carattere persecutorio e di cattivo presagio; in campo medico la nascita di gemelli, mono o eterozigoti e ancora di più nel caso dei gemelli siamesi, pone la questione della comunicazione sottile esistente fra questi, dovuta all’iniziale separazione della cellula generatrice in due entità distinte e all’effettiva coesistenza prenatale all’interno del grembo materno, tanto da lasciar presupporre una comunanza a livello cellulare e di una parte del cervello; senza omettere, nella fisica quantistica, il fenomeno dell’”entanglement”, ovvero, l’influenza reciproca dei fenomeni fra particelle all’interno dello stesso sistema.
In letteratura questo argomento è stato affrontato attraverso alcuni eminenti esempi, quali: “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, di Robert Louis Stevenson, “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde, “Il visconte dimezzato” di Italo Calvino, “Il sosia” di Fëdor Michajlovič Dostoevskij, “Storia straordinaria di Peter Schlemihl”, di Adelbert von Chamisso, “Uno, nessuno e centomila” di Luigi Pirandello.
Quello che emerge evidente osservando le opere di Francesca Malatesta è il continuo movimento e mutamento che le caratterizza, così com’è proprio della personalità di ogni essere umano, e questa, secondo quanto affermava lo psicologo Alfred Binet nel suo saggio del 1892 “Le alterazioni della personalità”, non resta mai identica a sé stessa, ma è in perenne evoluzione, dovuta alle innumerevoli esperienze che si susseguono e che caratterizzano ogni esistenza.
Una costante ricerca che porta l’artista alla scelta di abbandonare completamente ogni accenno alla figurazione per dedicarsi al colore, in esiti che richiamano alla memoria le tecniche automatiche surrealiste, il surrealismo tout court nelle suggestioni biomorfe date dal rapprendersi della pittura, un costante levare e aggiungere che insinua profondità, di visione e di percezione, la quale ci permette di procedere oltre la superficie per arrivare a cercare ciò che sussiste al di là. E inoltre la gestualità spontanea propria dell’action painting e il rivelarsi di segni identificativi che rimandano all’informale.
La pittura di Francesca Malatesta è pertanto una sintesi di opposte tendenze che conduce ad un esito fondamentale, ovvero alla ricerca della Bellezza e dell’armonia, autentica e innata in tutte le cose e all’identificazione dell’essenza nascosta e intrinseca delle stesse, grazie ad una sincera qualità introspettiva e ad un equilibrio sostanziale che contraddistingue la sua personalità e la sua particolare concezione artistica.

22.11.2017 – Maria Palladino

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