GUIDO TONINI

Biografia di Guido Tonini

Guido Tonini nasce a Roma il 30 Maggio 1991. Dopo aver concluso felicemente gli studi liceali si laurea in Economia e Direzione delle Imprese, presso la Libera Università degli Studi Sociali di Roma.

Sin da giovanissimo scrivere è la sua passione e partecipa a diversi concorsi con successo: nel 2008 e nel 2009 risulta tra i venticinque semifinalisti nel Campiello Giovani, mentre nel 2011 e 2012 è il vincitore di due concorsi letterari universitari.

Non è la luce” è il suo primo libro.

 

CONTATTI

 

NON E’ LA LUCE

“Non è la luce” è un invito al lettore a intraprendere un viaggio singolare. Un breve e concitato percorso lungo le vie della notte.
Nel mezzo di un dialogo continuo tra narratore e lettore, si inseriscono personaggi, storie e ambientazioni, lontane dai riflettori della quotidianità. Un mondo sospeso tra il reale e l’immaginario in cui si può essere davvero sé stessi, sinceri con le proprie paure, passioni e speranze.

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INTERVISTA ALL’AUTORE – a cura di Elena Gollini

D: Una tua riflessione sul concetto di ispirazione e vocazione creativa.
R: L’ispirazione è il momento più emozionante del processo creativo. Per me la scrittura parte sempre da un obiettivo o da un messaggio, che ovviamente non ha funzione pedagogica ma è il modo di comunicare la mia percezione di un qualcosa e questo vale tanto per il senso di un libro o di una storia, quanto per la singola frase che deve essere funzionale a tutto il testo. A partire da questo obiettivo, cerco di risalire alla storia più adatta a raccontarlo e l’ispirazione è il momento in cui ti viene in mente l’immagine giusta o la frase giusta o la singola parola: è la transizione dal pensiero razionale a quello irrazionale, che lo completa (e se l’idea è quella giusta, di solito si accompagna a una sorta di brivido…).

D: Come definiresti il tuo stile espressivo.
R: In “Non è la luce”, ho adottato uno stile molto diretto sfruttando il dialogo con il lettore: nel libro scrivo come parlo e come penso e questo mi ha permesso anche di improvvisare in alcuni punti a partire da un concetto di base che volevo esprimere. Mi piace sperimentare e sentirmi libero nella scrittura: i passaggi meta-letterari sono un mezzo in questo senso, così come la possibilità di sfruttare la formattazione e lo spazio della pagina, per dettare il tempo delle frasi o evidenziare alcune parole. Infine, la cosa che credo di saper fare meglio è la descrizione di determinate immagini/scene mediante piccoli dettagli significativi, che le rendano nitide. Poi ci sono i difetti del mio modo di scrivere ma quelli me li tengo.

D: Quali progetti creativi stai pianificando e portando avanti per il 2018
R: Ho appena ricominciato a scrivere e vorrei completare il mio secondo libro entro il 2019. Dopo aver scritto “Non è la luce” mi sono fermato per circa due anni: avevo bisogno di tempo per riuscire a identificare i temi di cui voglio e posso parlare e per costruire una struttura di pensiero solida intorno al mio messaggio. Sono arrivato a un buon punto di consapevolezza riguardo questo libro, anche se, come sempre, sarà la scrittura stessa a far emergere quello che ancora non sono in grado di pianificare. In ogni caso sono molto ottimista e ambizioso su questo progetto ed è un buon punto di partenza.
D: Come valuti il mondo letterario culturale? Come si potrebbe incentivare la lettura.
R: A mio avviso (modestissimo) il limite che sconta il libro è quello di essere un prodotto la cui fruizione appare spesso incompatibile con i ritmi quotidiani quindi leggere appartiene sempre meno alle nostre abitudini, allo stesso tempo, ritengo che la domanda di cultura non possa estinguersi perché afferisce al bisogno innato dell’uomo di ergersi sopra la realtà che lo circonda. La sfida degli autori e delle case editrici è quella di far riscoprire il libro a chi non ne percepisce il valore e si può fare innovando il settore. Penso a quanto successo nel mondo della musica italiana negli ultimi tre anni (sempre secondo l’opinione di un consumatore e non di un critico): a fronte di una maggiore facilità di accesso al mercato mediante auto-produzione, sono riusciti a emergere autori che hanno innovato in modo significativo il panorama musicale, restituendo valore ai testi e alle parole e allo stesso tempo utilizzando suoni e forme nuove. Alcune case discografiche “indipendenti” hanno seguito il fenomeno e rafforzato la community attorno a un certo tipo di musica. Poi è ovvio che in un momento storico come quello attuale, l’artista che innova è seguito da un’ondata di emulazione, che genera una proliferazione di aspiranti artisti, ma quello è un altro tema e non necessariamente negativo… Ciò che conta, a mio avviso, è che anche in letteratura si può essere ambiziosi per quanto riguarda le possibilità di innovare, sia da un punto di vista formale che sostanziale e sono ottimista sul fatto che possa esserci un’inversione di tendenza per il mercato del libro.

 

 

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