MAX FERRARO

Biografia di Max Ferraro

Mi chiamo Max Ferraro sono nato in un paese vicino a Domodossola in provincia di Verbania. Di lavoro faccio il musicista, insegno batteria presso una associazione culturale, ma la pittura è sempre dentro di me , anzi se devo dirla tutta mi sento più pittore che musicista. Come pittore il mio primo lavoro ad olio l’ho fatto a 12 anni… sì, non è stato un capolavoro! I miei genitori non erano d’accordo sulla mia decisione di frequentare il liceo artistico e neanche la mia seconda opzione la scuola di fumettistica a Milano, quindi mi sono arrangiato da autodidatta.  Quando ero bambino il disegno era un’attività quotidiana, non potevo farne a meno anche se crescendo i miei interessi guardavano altrove esempio… la musica. Infatti iniziai a suonare con diverse band di matrice rock, mi appassionava moltissimo quindi decisi di studiare seriamente. Iniziai a frequentare scuole specializzate in corsi di musica moderna, studiai tantissimo fino a farlo diventare, dopo una serie di sacrifici, un lavoro, ma la pittura era lì sorniona… aspettava sì, perché ho fatto dei lunghi periodi senza disegnare né dipingere. Finché un giorno decisi di prendere delle lezioni da un pittore e conobbi il maestro Giulio Adobati. Con lui iniziai a capire cosa era realmente dipingere e cominciai un percorso didattico molto utile. Dopo l’incontro con Giulio Adobati iniziai a fare le mie prime mostre assieme a lui, però la mia prima in assoluto risale credo al 2001; era una personale dal titolo “Emozioni in ombra”. Poi, dopo anni, ho esposto nel 2013 in una collettiva presso la Cappella Mellerio di Domodossola, nel 2014 in una personale presso la Loggia del Leopardo Vogogna, nello stesso anno un’altra personale presso l’Osteria del Diavolo di Domodossola,  una collettiva presso la Sala Pietro Carmine Cannero Riviera, una personale presso la Trattoria la Motta nel centro storico di Domodossola e una collettiva presso la Galleria Ghiglione a Genova. Nel 2015 ho esposto assieme a Giulio Adobati presso il Centro Museale Villadossola, nel 2016 in una personale al Bar Rosmini di Domodossola, nel 2017 in una collettiva presso il Teatro la Fabbrica a Villadossola e in un’altra presso il Bar Stazione di Trontano. Nel 2018, ho tenuto un’altra esposizione personale presso la Trattoria la Motta.

Dipingo quasi tutti i giorni quando non sono in tour con la mia band, a volte dedico l’intero giorno alla pittura. 

 

LEGGI LA RECENSIONE CRITICA A CURA DI GIULIO ADOBATI

LEGGI LA RECENSIONE CRITICA A CURA DI MATTEO GIOMI

 

CONTATTI

 

INTERVISTA ALL’ARTISTA – a cura di Elena Gollini

D: Esprimi una tua riflessione sul concetto di vocazione artistica e ispirazione creativa;
R: Per me il concetto di vocazione artistica, appunto, è una vocazione, qualcosa che si sente dentro, che devi fare assolutamente per sentirti bene, per far sentire bene la tua anima, il tuo modo di vivere l’ arte e la vita. Nel mio caso non posso farne a meno. Come ispirazione creativa può essere osservare gli altri artisti o pittori del passato, cercare di attingere anche solo qualche idea o semplicemente rimanerne affascinati, ma questo non riguarda solo il mondo della pittura ,ma anche della musica, della letteratura, insomma la cultura in generale. L’ ispirazione secondo me può essere innata o coltivata negli anni dalle cose che si vedono o si sentono, parlo soprattutto a livello di emozioni; naturalmente un artista con molti anni di esperienza avrà un controllo maggiore delle sue emozioni,riuscendo a captare, nella sua sensibilità,sfumature diverse nel completamento della sua opera, non so se riesco a  spiegarmi.

D: Quali progetti di ricerca stai portando avanti in questo anno?
R: Dopo varie fasi in questi anni di ricerca ,appunto, credo che ogni artista ce l’abbia, penso di essere riuscito,in parte, a raggiungere un mio piccolo traguardo, nel senso che, dipingo veramente quello che ho in testa, di aver trovato momentaneamente una mia strada artistica nei soggetti che dipingo.  Ritraggo persone in una fase di metamorfosi come se trasformassero loro stessi in apparecchi tecnologici, in questo secolo la tecnologia è in ogni angolo, ogni tanto perdiamo il bello delle cose più semplici. Si il tema può sembrare banale e retorico ma secondo me bisognerebbe riflettere, solo che è difficile accorgersene perché ne siamo completamente assuefatti. Beh comunque si, il mio progetto per quest’anno è la metamorfosi di persone e cose che si vedono trasformare in robot o pezzi di latta completamente in overdose di tecnologia.

D: Come pensi si potrebbe avvicinare maggiormente la gente al mondo dell’arte e della cultura in generale?
R: Ma… con una parola sola “curiosità”: se non hai curiosità nel conoscere le cose non t’interessa neanche della vita. Informazione, osservazione, essere affamato di sapere, conoscere e comprendere; naturalmente le cose a cui uno interessa ,anche se ogni tanto conoscere qualcosa che non fa parte del tuo campo può essere stimolante per qualche idea, e qui torniamo al punto della prima domanda per quanto riguarda l’ispirazione. Non penso ci sia un metodo in particolare devi solo volerlo fare.

 

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