VERA MASTRANGELO

Biografia di Vera Mastrangelo

Vera Mastrangelo, nata a Massafra (Taranto) nel 1987, dopo essersi diplomata presso il Liceo Scientifico col massimo dei voti ed essersi dedicata con pregevoli risultati a corsi universitari di Architettura e Ingegneria Edile, decide di cedere alla sua forte passione per l’arte, nata sin dai primi anni di scuola primaria. Un amore inevitabile, a lungo trascurato fino al 2009, anno in cui compie la scelta coraggiosa di stravolgere la sua vita e dedicarla finalmente all’arte, il suo rifugio di sempre, pienamente fedele alla sua personalità sensibile.
Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Lecce conseguendo il I° livello con la tesi teorica in Filosofia dell’arte – Estetica, dal titolo “Il corpo della mente – Surrealismo e percezione di sé” col filosofo, relatore Chiar.mo Prof. Tommaso Ariemma, ottenendo una votazione di 110/110.
A febbraio 2016 consegue anche il II° livello – indirizzo Pittura, sviluppando una tesi teorico-grafica dal titolo “Animalità Antropomorfa – Nei segni umani si odono versi bestiali” con la relatrice Chiar.ma Prof.ssa Donatella Stamer, ottenendo una votazione di 110/110 con Lode.
Terminati gli studi, ha seguito corsi certificati di disegno e modellazione 2D e 3D, animazione e rendering, tenuti nel 2016 dal Dipartimento DICATECh (ingegneria civile, ambientale, del territorio, edile e di chimica) del Politecnico di Bari, dall’istruttore tecnico certificato Maxon, Riccardo Tavolare – GRM Studio e il responsabile scientifico Prof. Cesare Verdoscia.
Nel 2017 si forma come Operatrice Museale e ricopre questo ruolo lavorando per il Museo di Locorotondo, all’interno del progetto “Perle di Memoria” dell’Associazione culturale “Il Tre Ruote Ebbro” finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale.
Ha seguito seminari sull’interpretazione del disegno infantile e dal 2018 è docente di Arte e Immagine in Lombardia, presso le scuole secondarie di primo grado e attualmente segue corsi e Master relativi alla psicologia, pedagogia, didattica speciale e disturbi specifici dell’apprendimento.

 

Progetti, esposizioni, riconoscimenti e premi

Ha realizzato illustrazioni e grafica dei libri “L’ultima frontiera degli Dei” (2018) di Aurora Scano, pubblicato in ebook, e della seconda edizione del libro “Storia di Margherita, figlia di Gregùro” (2008), pubblicato dalla Casa Editrice Antonio Dellisanti.
Ha esposto per varie collettive d’arte. In Puglia: a Massafra (Taranto), il suo paese d’origine, durante gli eventi di valorizzazione del territorio, a Castellaneta Marina (Taranto) organizzate dall’associazione “Il Golfo” in collaborazione con Amaca Studio, a Lecce e provincia organizzate dall’associazione “Le ali di Pandora” e la cooperativa il “Teatro dei veleni” sulla questione femminile in occasione della mostra e meeting artistico-storico-culturale “Pandora, diritto di … condividere una visione differente”. In Basilicata: a Scanzano Jonico (Matera) presso la Torre Saracena e a Rotonda (Potenza) in occasione di “Rotonda con vista”, sempre per la valorizzazione dei beni storico-artistici del luogo.
Nel 2014 è stata selezionata per la III^ Edizione del Premio “Emilio Notte” premio nazionale dedicato ai giovani talenti artistici della Regione Puglia, ottenendo la pubblicazione dell’opera sul catalogo d’arte dedicato, e nel 2013 è stata inserita nel catalogo “Pandora, diritto di … condividere una visione differente” in concomitanza delle esposizioni artistiche a Lecce e provincia.
Nel 2004 ha vinto il Primo Premio della decima edizione del concorso “Balcone fiorito”, manifestazione promossa dalla Fidapa e dal WWF, nella sezione “I fiori nell’arte” e si è aggiudicata il Primo Premio Regionale del concorso “Dai valore alla vita”, iniziativa ATO Puglia Onlus in collaborazione con il Ministro alla Salute e il Centro Nazionale Trapianti.

 

LEGGI LA RECENSIONE CRITICA DELLA DOTT.SSA ELENA GOLLINI

 

CONTATTI

 

INTERVISTA ALL’ARTISTA – a cura di Elena Gollini

D: Un tuo commento sul concetto di vocazione artistica.
R: Mi viene in mente una frattura con potenziale di auto riparazione, che reclama nell’indifferenza.
È così che immagino questa rischiosa propensione d’essere. Credo che la vocazione artistica si possa spiegare similmente ad un matematico intervallo illimitato, che escludendo la soglia invisibile e passaggio da “esser creativi” a “sentire” artisticamente, si faccia illimitato superiormente verso la morbidezza sublime o/e inferiormente verso la sublime dannazione. Dunque, uno spazio affetto dalla dipendenza a scontrarsi duramente con l’esistenza, graffiandosi in modo stridente fino a rivelarsi in tutta la sua imperfetta nudità intrinseca. Sono convinta che questo concetto vada oltre la capacità di viaggiare con le proprie emozioni attraverso una forma d’arte, qualità di ogni essere sensibile. Credo invece che sfiori l’abilità di costruire vasi comunicanti tra le esperienze significative nel corso del tempo e dargli valenza e potenza. Mi piace pensare che la vocazione artistica appartenga a chi sente dentro di sé l’estrema necessità di non disperdere qualcosa di importante, che inciampa nell’ostinata voglia di affrontarsi.

D: Come definiresti il tuo linguaggio figurativo usando tre parole chiave e motivandole?
R: “LENTO” perché non pretendo un’immediatezza, ma desidero raccontare una maturazione a cui arrivo mediante stratificazioni, velature, come se i colori e le forme fossero connessi ai miei pensieri in divenire. Il mio fare non è veloce, ma si fa strada tenacemente nel tempo. Il pensiero matura e si estingue nella tela a poco a poco. Si tratta di un fare espressivo che si estende lentamente e produce tardi il suo effetto, raggiunto dall’incontro di segni pittorici volontari e accidentali. È l’incontro tra intenzionalità e involontarietà, così come lo è il mio vivere.
“LUNGIMIRANTE” in quanto spesso è previdente. Lungo il binario della tecnica e dell’intelletto, spesso mi ha condotto nel futuro, saggiamente e senza saperlo. Ogni immagine preannuncia un cambiamento o un presentimento che mi attanaglia e di cui io stessa non sono cosciente.
“ALLEGORICO” perché ogni colore e ogni forma è un’eco, mai esplicito. Ricerco, attraverso fusioni, deformazioni e scelte di luce, immagini in grado di nascondere, idealizzare e conferire dignità a un’ansia malinconica e paralizzante.

D: Quale nuovo progetto creativo stai approfondendo nella tua ricerca? Raccontaci qualche anticipazione…
R: Posso solo anticipare alcuni aspetti verso cui oriento uno sguardo emotivamente più coinvolto.
Ho maturato la tendenza a voler regolare e modellare l’intima confusione all’interno di forme geometriche, quasi a volerne contenere e controllare i movimenti; non lasciarla libera di sfuggire in pericolosi squilibri. C’è una maggiore maturità che illumina e si prende cura degli sguardi. Sto avanzando su due binari, uno è quello scientifico (matematica, geometria, scienze) che spiega l’arte e la vita, l’altro è quello dell’“horror vacui” interiore, la paura di sentire il vuoto, l’impotenza. “Horror vacui” non inteso come paura dell’assenza, ma timore dell’inesistenza, dell’irrealtà. I miei progetti stanno convergendo su questi due raccoglimenti.

D: Una tua riflessione generale sul comparto dell’arte moderna contemporanea.
R: Mi definisco un’agnostica a riguardo. Sono aperta a tutto quello che onori e rispetti l’arte. Il mio costante timore è che la retorica venga accentuata per sopperire ad assenze contenutistiche, o incapacità tecniche ed emozionali, proprie di una realtà millantatrice, che si serve degli occhi non educati all’Arte per affermarsi e farsi spazio. C’è un fare artistico che segue l’onda dell’originalità, poi c’è quello dell’onda commerciale sul consenso delle masse e poi, in lontananza, in un mare silenzioso e assordante, vissuto e sofferto, c’è quell’inquietudine che non segue né originalità né consenso, ma partorisce perché “è”, anche quando nessuno sta a guardare. Non sono settoriale e ho totale apertura verso ogni forma artistica provenga da quel mare, che sia anche dal comparto dell’arte contemporanea. Ma, al contrario, ho diffidenza verso tutto ciò che caricaturizza, svaluta o volgarizza il processo artistico. In quanto insegnante cerco sempre di far capire ai miei studenti che non basta un’idea originale per essere un’artista, ma si può essere dei creativi con idee originali nel rispetto dell’arte.
Se educati, si può essere strumenti intelligenti di divulgazione artistica, provocatori dell’anima e delle riflessioni, rivoluzionari pensanti delle coscienze assopite. Ma l’Arte ha a che fare anche con altro di non pienamente descrivibile, narrabile, mostrabile… ma che richiede un’umanità viva e incondizionatamente autentica, uno sguardo vibrante traducibile solo in energie.

 

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