RECENSIONE DI COMMENTO ALLO SPETTACOLO “TRE UOMINI E UNA CULLA” PRESSO IL TEATRO RUGGERO RUGGERI A GUASTALLA

Sulla scia del successo del famoso film dal titolo omonimo, questo spettacolo teatrale è assolutamente esilarante come impostazione e riesce a catturare l’attenzione dello spettatore con quell’ironia contagiosa e quella leggerezza di fondo, che però non è assolutamente frivola e superficiale, ma bensì di sottile profondità. Infatti, accanto alla performance della carismatica e talentuosa compagnia di attori, che suscita immediata simpatia e coinvolge da subito con un’accattivante verve di recitazione, ci sono anche dei punti di interessante e stimolante risvolto social, che possono certamente essere oggetto di una riflessione saliente. Diciamo, che questa commedia teatrale rispecchia anche con un pizzico di sagace e acuto sarcasmo una condizione molto diffusa e sempre in auge, di matrice e di radice socio-culturale, ovvero quella visione di eterno Peter Pan, che viene per così dire “affibbiata” ai tre protagonisti per poi essere invece ribaltata dall’esito finale, che li vede totalmente e completamente trasformati in tre teneri e amorevoli papà, pronti a prendersi cura e a gestire al meglio la loro piccola adorata Marie. Ecco allora, che accanto alla commedia godereccia e goliardica, che vede primeggiare l’immagine iniziale di tre baldi e baldanzosi viveurs, Casanova e inguaribili guasconi, che vivono una vita fatta di avventure sentimentali senza importanza e di feste notturne (peraltro non senza la disapprovazione e le lamentele dei vicini di casa) i tre poi si trovano improvvisamente catapultati in una nuova dimensione di vita e devono giocoforza affrontare dei cambiamenti radicali, per loro inizialmente non concepibili. Però, poi come per magia arriva questa piccola creatura e tutto diventa diverso e acquista un peso diverso. E’ un po’ l’eterno dilemma esistenziale, che assilla spesso le nuove generazioni, ma anche quelle meno nuove e già per così dire mature e maturate, che si traduce nel senso di dare un senso elevato alla propria vita e al proprio operato, nel dimostrare spirito di responsabilità, anche in forma di sacrificio. Trovo dunque costruttivo mettere in luce anche questo tipo di messaggio più velato rispetto all’andamento generale della commedia, che lascia prevalere la visione di intrattenimento easy, perché lo considero in linea e in sintonia con un’impronta socialmente più funzionale. Diciamo, che davanti alle schiere di cosiddetti “bamboccioni” questo spettacolo apre un dibattito collettivo, che va oltre il sorriso e la risata e sfocia in un pensiero più intenso sul senso di essere e sentirsi davvero consapevoli di valori inderogabili e indefettibili. Riflettere sorridendo è altrettanto utile e proficuo.

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