LE RIFLESSIONI DELL’ARTISTA DANIEL MANNINI SUL FESTIVAL DELLA FILOSOFIA
Il Festival Nazionale della Filosofia, che vanta ormai una notorietà internazionale, è diventato un appuntamento annuale di grande richiamo per operatori di settore, ma anche per semplici appassionati e curiosi, che accorrono sempre più numerosi ad assistere agli incontri, alle conferenze, alle lectio magistralis, ai dibattiti, ai seminari, organizzati tra Modena, Carpi e Sassuolo con una progressione davvero corposa e coinvolgente, anche per i cosiddetti profani non esperti e non conoscitori della materia, che possono cogliere l’opportunità di lasciarsi trasportare e accostarsi al mondo filosofico attuale. Protagonisti di fama e autorevolissimi personaggi intervengono a fare da mentori nei vari eventi predisposti per accontentare gusti, preferenze ed esigenze eterogenei. L’edizione 2024 nello specifico ha individuato un tema di riferimento testimonial davvero variegato come potenzialità di approfondimento e analisi mirata: la psiche. Argomento, che offre innumerevoli incipit e input per imbastire e intavolare scambi di confronto a 360 gradi, coinvolgendo anche la dimensione creativa e artistica ovviamente di riflesso e richiamando concetti di accostamento e connessione, che fanno da fil rouge da sempre tra la concezione artistica e la concezione filosofica, alimentando il legame solide duraturo già presente da illo tempore. Su questa proiezione è stato interpellato a riguardo l’artista Daniel Mannini con un’apposita intervista. Il sito web personale di Daniel Mannini è www.danielmanniniart.it .
D: Una tua valutazione sulla prestigiosa manifestazione nazionale del Festival della Filosofia che si svolge come ogni anno nel mese di Settembre a Modena, Carpi e Sassuolo e vanta delle presenze di alta qualità ed elevata autorevolezza in materia.
R: Nonostante non ci sia stata occasione di partecipare come spettatore, anche per motivi di distanza, penso che il Festival della Filosofia sia un evento importante e un pretesto per creare una maggiore interazione e coinvolgimento tra le persone e per godere delle ricchezze contenute dalle città ospitanti. È un modo per essere parte integrante di un contesto in cui il pensiero è il più libero possibile da determinate circostanze, che cerca di coinvolgere le persone nella conoscenza e nella comprensione dell’importanza della cultura, per acquisire l’interesse nello scoprire altre cose rispetto alle solite. È un momento di opportunità anche nell’espressione creativa e penso che amalgamare diversi ambienti sia solo un bene e sicuramente crei interesse nel partecipare a questa tipologia di eventi. La psiche è parte integrante del nostro essere ed evitare di ascoltarla o analizzarla agendo di impulso o istinto, non permette di avere la possibilità di scelta.
D: In che modo a tuo parere l’ispirazione filosofica può acquisire un valore aggiunto corposo all’ispirazione creativa in generale e nello specifico, che tipo di trasporto di traino ne ottieni tu nella tua ricerca artistica e nella tua visione sperimentale soggettiva?
R: La filosofia riesce ad amalgamarsi bene con qualsiasi tipo d’ispirazione che un creativo possiede. Oltre che rappresentare una chiave di lettura del proprio pensiero, crea un’alchimia tra mente e corpo che si rileva nella fase di esplorazione del proprio percorso lavorativo e artistico. Come è possibile notare all’interno di qualsiasi disciplina, anche nell’arte ha avuto e continua ad avere una sua rilevanza. Come dico sempre: il risultato che otteniamo da una propria tecnica applicata su un supporto o materiale, è il sunto della nostra espressione teorica inserita in un contesto reale, visivo. Oltre ad apprendere diversi concetti e lezioni che possono essere interessanti, è importante elaborare un proprio pensiero, grazie all’assimilazione di questi. Nel mio percorso, la filosofia è parte integrante ma non determinante per la mia visione elaborata in un determinato lavoro, in quanto il contesto rimane lo stimolo maggiore per poter esprimere il mio pensiero.
D: Un tuo parere di riflessione su uno dei cosiddetti mostri sacri della filosofia contemporanea da sempre ospite d’onore in conferenza anche durante il festival filosofico modenese, il grande maestro Umberto Galimberti.
R: Nutro un grande rispetto e ammirazione per la figura di Umberto Galimberti, considerandolo un patrimonio italiano per la sua imponente personalità, la quale contiene anche una sua ironia espressa in maniera seria, che può farti sorridere ma al tempo stesso ragionare. Una dote che riconosco è quella di riuscire a spiegare con chiarezza un concetto rendendolo comprensibile e scorrevole, riuscendo anche nell’intento di farsi ascoltare dai giovani, e questo grazie (almeno credo) ad una mentalità aperta al mondo di oggi, analizzando e comprendendo nel modo più reale possibile la narrazione attuale. Quando sono nella fase creativa, ci sono momenti in cui la musica viene sostituita dall’ascolto degli interventi che Galimberti, ma anche altri, fanno durante le proprie lezioni, perché così mi piace definirle. Lezioni in cui il coinvolgimento passivo indirizza il pensiero in altre direzioni e permette di fare un viaggio di analisi a livello generale e personale.
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