IN TEATRO A GUASTALLA NERI MARCORÈ CELEBRA LA BUONA NOVELLA DI FABRIZIO DE ANDRÉ

Attraverso i Vangeli apocrifi, scelti come trama di fondamento dal geniale magister Fabrizio De André, emerge nella sua “Buona novella” quella vocazione umana e terrena, contestualmente e volutamente anche provocatoria e rivoluzionaria della figura religiosa e storicamente sacra di Gesù Cristo, del Gesù di Nazareth già narrata e raccontata con mirabile capacità in “Si chiamava Gesù”. Lo scopo di questo capolavoro senza tempo e sempre attuale dell’indimenticabile De André è quello del cosiddetto intrattenimento saggio e intelligente, che si intreccia e si fonde in equilibrio armonioso e bilanciato con l’intenzione comunicativa costruttiva e arricchente a livello sociale e con l’intento di edificazione e di insegnamento morale ed etico. Su questa scia poderosa e su questa visionarietà di straordinaria valenza esistenziale ed esistenzialista si pone l’eccellente performance teatrale racchiusa nello spettacolo portato in scena nello storico contesto guastallese del Ruggero Ruggeri, che vede protagonista il rinomato attore Neri Marcorè, calato alla perfezione nella parte di narrazione recitativa con autentico pathos di trasporto. Ne “La buona novella” teatrale si percepisce una simbiotica fusione di legame di intenti e di intenzioni, proprio in funzione di una impostazione, che vuole da una parte celebrare e omaggiare il messaggio socialmente saliente e pregnante propugnato da De André nella sua ineccepibile lezione di vita trasformata in parole e musica e dall’altra al tempo stesso, vuole proclamare la dimensione fondamentale di arte universale declinata in funzione di sensibilizzare e catturare l’attenzione e partecipe del fruitore-spettatore, che non può davvero restare indifferente e distaccato dalla permeante orchestrazione. Neri Marcorè si trova in coesione e in sintonia totale e completa e questa sua spontanea naturalezza di empatia complice contribuisce senza dubbio a dare una resa d’insieme di omogeneità concettuale. Il preziosissimo lascito simbolico di De André viene dunque trasferito e traslato al meglio nel palinsesto dello spettacolo e si innesca una forma di continuità percettiva, che supporta e sostiene tutta la dinamica prospettica del suo recitato. Non è semplice avere il giusto virtuosismo scenico quando si richiama una figura emblema come il mitico Faber, testimonial della sua epoca con la sua combattiva personalità e la sua indole volitiva e camaleontica, sempre pronto a prendere posizioni anche spesso contro tendenza e sempre in prima linea come artefice e fautore di una formula canora musicale, che abborrava a priori ogni tipo di formalismo superfluo e di superficiale qualunquismo, per perseguire invece valori e principi di concreta e reale portata a sostanziale da poter esternare attraverso la canzone d’autore votata a scopi comunitari da perorare. Neri Marcorè ha colto e fatto suo questo progetto artistico esistenziale appartenuto da sempre a De André e ha regalato sul palcoscenico un capolavoro umano, di toccante ed emozionante espressione. Ha fatto suo il tributo a De André andando quindi ben oltre una semplice reinterpretazione attoriale fine a se stessa, perché ha custodito, protetto e condiviso la sua anima in comunione con il pensiero di Faber e così ha simbolicamente unito la sua voce a quella di Faber, generando un tutt’uno, uno speciale unicum, come se uno diventasse l’altro e viceversa, pur mantenendo la propria individualità soggettiva, ma producendo un indissolubile collante. Due uomini di acclarato, indiscusso talento artistico, che sul palco diventano uno solo. come per magia e allora tutto rinasce si rinnova cancellando e annullando il tempo e lo spazio, nel qui e ora, facendo scorgere e intravedere dietro le quinte un’inconfondibile ombra con la sua altrettanto inconfondibile chitarra, perché l’immaginazione viaggia, incalza e galoppa… Faber sta annuendo compiaciuto e applaude anche lui! Davvero chapeau a Neri Marcorè che riceve una unanime standing ovation dal nutrito pubblico presente in sala unitamente a una targa di merito del Comitato Gualtieri Oltre con questa simbolica motivazione: per la spiccata capacità di intrecciare e fondere insieme in perfetta armonia il virtuoso talento artistico e la radicata sensibilità sociale.

 

 

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