IN TEATRO A GUASTALLA VA IN SCENA IL CAPOLAVORO MONUMENTALE IMMORTALE “SUPPLICI” DEL SOMMO EURIPIDE
Portare all’interno di un contesto teatrale una performance celebrativa del capolavoro eccelso e senza tempo “Supplici” di Euripide, richiede senza dubbio una capacità e una padronanza recitativa ad altissimo livello e anche una preparazione a monte compiuta con cognizione di causa, perché di fatto si tratta di una rievocazione davvero impegnativa, che non ammette e non concede distrazioni e non lascia spazio a divagazioni marginali a latere. Ecco, perché a maggior ragione, ho trovato estremamente convincente questa formula di rivisitazione portata sul palcoscenico guastallese del Teatro Ruggero Ruggeri, ad opera di una compagnia attoriale di veri autentici professionisti e professioniste, consapevoli dell’immensa responsabilità assunta nel rivestire i rispettivi ruoli e nel celebrare l’intensità narrativa e la profondità scenica, calandosi alla perfezione nella parte e coinvolgendo il pubblico con un’attenta partecipazione. Senza divagazioni e preamboli superflui, certamente questo capolavoro non ha bisogno di essere commentato nel suo valore supremo assoluto intrinseco e merita un’ammirazione completa e totale anche da parte di chi non è avvezzo a questo genere di contenuti storicamente antichi, ma sempre comunque attuali e attualizzabili mediante un lavoro parallelo e speculare di trasposizione visionaria ampliata e amplificata. Va però rimarcato ad oltranza e senza riserve, come seppur rivisitando in chiave più moderna e contemporanea l’apparato contenutistico e concettuale euripideo, tutto appare come per magia facilmente modellabile e modulabile nel pensiero riflessivo odierno e tutto si rende malleabile ed elastico nella sua reinterpretazione del qui e ora, perché le “Supplici” possiedono e contengono, racchiudono, conservano e custodiscono, il senso incontaminato e inviolabile di pregio solenne, senza aver bisogno e necessità di radicali trasformazioni e di pesanti capovolgimenti. Allora, si osserva compiaciuti il palcoscenico nel succedersi delle varie scene mirabilmente e magistralmente recitate, lasciandosi cullare da una sorta di progresso temporale e cronologico e lasciandosi avvolgere da una sensazione di viaggio nel tempo, alimentata dallo spirito fantasioso. Attraverso il palcoscenico si apre e si genera una sorta di breccia virtuale, uno stargate, che funge da apripista e apriporta e consente di immergersi all’interno di una dimensione passata, di immettersi dentro una prospettiva antica, di sentirsi proprio dentro protagonisti attivi. Questa percezione sensoriale molto appagante è frutto proprio della bravura di chi ha saputo portare in scena il valore inalienabile ispiratore di Euripide nella stesura di questa magnificenza letteraria. di questa grandiosa opera omnia monumentale, lasciandolo intatto e integro fino in fondo per farlo diventare un fulcro nevralgico catalizzatore e catartico, dotato di una potenza mistica e trascendentale, che oltrepassa, supera e scavalca ogni limite e barriera e si rende avvicinabile e condivisibile anche ai giorni nostri, propugnando il sapere e la conoscenza nella loro emblematica purezza di omniscienza. “La verità ha un linguaggio semplice e non bisogna complicarlo” (Euripide). “La cosa migliore e più sicura è avere equilibrio nella vita, riconoscere i grandi poteri attorno a noi e in noi. Se riesci a farlo e vivere in quel modo, sarai davvero una persona saggia” (Euripide). “Io penso che la fortuna regoli le nostre vite più di noi, ma è ben detto che chi lotta scoprirà che i suoi obiettivi lottano anch’essi per lui” (Euripide).
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