OMAGGIO SPECIALE AL MITICO BEETHOVEN CON LO SPETTACOLO DANZANTE AL TEATRO GUASTALLESE RUGGERO RUGGERI

Una sequenza danzante dotata di potente, poderosa e vigorosa forza vitale e di energizzante suggestione di pathos e trasporto, quella portata sul palcoscenico del teatro guastallese Ruggero Ruggeri, all’insegna di una simbolica celebrazione al geniale talento del mito immortale di Beethoven, menzionato appositamente anche nel titolo, volutamente allusivo “Beethoven Soirée” che ne declama espressamente l’intento pregevole. Una compagnia davvero preparata e in perfetta coesione empatica ha predisposto un balletto degno di questa volontà commemorativa verso un mostro sacro, che non ha bisogno certamente di lodi ed elogi per essere ricordato, ma che ha sempre e comunque una meritocrazia di eccellente ed eccezionale unicità esclusiva, che va mantenuta viva e vivace attraverso e tramite queste rappresentazioni e queste performance così qualificanti e rievocate in maniera ineccepibile. Il balletto è da sempre parte fondamentale e principale dell’arte teatrale e sancisce l’intreccio alchemico e la connessione vibrante e armoniosa tra una commistione espressiva di elementi e componenti, che offrono allo spettatore una molteplicità di catalizzatori sensoriali e di percezioni sensibili. Il balletto costituisce una visione onnicomprensiva talmente completa, che si presta davvero ad essere apprezzata e recepita anche dal pubblico più profano e meno avvezzo, perché interagisce in modo subliminale con ogni nostro stimolo del moto dell’anima, conscio e anche inconscio, scavando dentro e penetrando all’interno della sfera più introspettiva. Il balletto si rende un linguaggio subito e da subito accessibile, conquista e cattura nell’immediato gli occhi e il corpo e al contempo si introduce nel cuore e nella mente, ci rende ammaliati e affascinati, attratti e intrigati nel profondo. facendo cadere e annientando ogni barriera di resistenza e di reticenza. Ecco, perché l’accostamento mirato con la strabiliante sinfonia di Beethoven garantisce una resa ad effetto spettacolare nel vero senso della parola e travolge senza riserve l’attento e partecipe pubblico, che in sala osserva e si rende prontamente permeato e avvolto dall’insieme dell’orchestrazione scenica di impeccabile composizione. Ritengo, che sia interessante anche focalizzare il richiamo e il rimando allusivo e metaforico racchiuso dentro questa espressione danzante così significativa oltre che piacevolmente impostata. Infatti, nella dinamica ritmica sequenziale e sistematica dei corpi e delle loro virtuose movenze, si possono cogliere e carpire delle particolari simbologie allegorie esistenziali, come una sorta di lectio magistralis di filosofia esistenziale, traslata e trasfigurata mediante lo strumento della danza e del balletto, che si rende medium per trasferire e diffondere messaggi rivolti e canalizzati al senso della vita, al senso dell’essere e dell’esistere, custodendo e condividendo una formula di raccomandazione premurosa e accorata, che ci invita ad assaporare e godere la pienezza di ogni attimo e di ogni istante, di imparare a rallentare e a ritrovare il gusto del vivere abbandonando l’estrema frenesia, che ci oscura e ci annebbia i sentimenti più belli e autentici e le sensazioni più appaganti e gratificanti. È dunque, una performance che accanto all’interpretazione recitativa della musica e della danza vuole accentrare e focalizzare la fruizione sulla fugacità effimera e fittizia dell’esistenza, nella lotta contro la caducità umana e l’avvicendarsi inesorabile e ineluttabile della morte, che viene sconfitta dal desiderio bramoso di vivere a fondo e fino in fondo con consapevole pianificazione e progettualità di pensiero e azione e con altrettanto consapevole approccio di compiaciuta gradualità emotiva ed emozionale, che ferma e fissa ciò che conta davvero nelle nostre vite.

 

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