CIZEROCENTODIECI

Biografia di Cizerocentodieci

Cizerocentodieci, nato a Padova nel Gennaio del 1976 (il sei) inizia a disegnare dappertutto, anche sulla carta igienica prima ancora di imparare a dire cacca. Frequenta il liceo artistico Modigliani a Padova con l’entusiasmo di un bradipo in coma vigile. Eccelle nelle materie artistiche e basta, stop, il resto è un pianto senza fine. Per questo inizia a lavorare nel settore sanitario, come tecnico ortopedico per più di vent’anni (venti lunghi anni) con grandi risultati e un po’ di rassegnazione. Nel frattempo la voglia di arte non manca, soprattutto la musica, fonda i Bra Deep O’missile nel 1994 e Centoscimmie nei primi del 2000 con all’attivo album, video e vari live.
Nel 2017 la disoccupazione risveglia un motore dentro, come un rutto fantozziano. Sposato e con due figli non c’è tempo da perdere e non c’è tempo per perdersi. Cercare un lavoro “normale” o provare a fare l’artista? Risposta scontata ragazzo, qui ci si gioca tutto! Presi in mano i pennelli non si ferma più, quello che sembrava irraggiungibile ora bussa allo stomaco, quella che sembrava una follia ora è un lavoro. Tutto comincia con una porta per il progetto Duda (liceo Duca D’Aosta a Padova) dove dipinge la porta di un’aula che poi gli viene dedicata. Aula C0110, fa già ridere così.  Arriva poi la Mediolanum Art Gallery con cui collabora proficuamente.
Che sia un muro o una tela, lo stile è riconoscibile, ossessione per i volti e gli sguardi in particolare, figure che contemplano e raccontano storie, storie di noi, delle nostre debolezze, dei sogni e delle contraddizioni.  Il volto diventa una porta tra materia e spirito, una visione interiore, una ginocchiata nei denti e un perdono richiesto.

 

CONTATTI

 

INTERVISTA ALL’ARTISTA – a cura di Elena Gollini

D: Come definiresti il tuo stile espressivo usando 3 parole chiave e motivandole?
R: Come ogni egocentrico che si rispetti, mi vengono in mente parole che si addicono a un artista vero, uno che ha fatto storia (Klimt per esempio) ma terrò a freno la belva.
Riflessivo: cerco di raccontare storie umane, contraddizioni, speranze e quelle meravigliose brutalità quali i sentimenti.
Iconografico: il mezzo che uso per raccontare quanto sopra. C’è sempre una chiave di lettura, ma mi piace l’idea che chi osserva si senta in diritto di fare il proprio viaggio.
Magnetico: più che altro è quello che spero venga fuori. I miei volti hanno quasi tutti lo sguardo rivolto a chi gli sta davanti. Io, quando comunico, lo faccio così, guardando negli occhi.

D: Un tuo commento di riflessione sul concetto di arte cosmopolita;
R: L’arte è così, deve essere così, le contaminazioni, da secoli, sono alla base della nostra evoluzione. Non esiste differenza linguistica o culturale che nell’arte non si possa capire, interiorizzare e portarsi a letto come auspicio per un bel sogno.

D: Come stai improntando la tua ricerca artistica in questo anno?
R: Voglio prendere da altre culture, inserire simbologie antiche e mischiarle con la Pop. Poi mi sto dedicando anche ai muri, perché la Street crea interesse ed è divertente.

 

PHOTOGALLERY

 

Sono un’anima vigile
Silente fra i tuoi sputi perché ho pietà di te.
Pietà perché non godrai l’amore ma il possesso
Pietà perché il possesso è da ultimo degli uomini
Quelli soli, al buio.
Ti credi forte, vestito di sangue, ma sei nudo di vita, spogliato dall’odio.
Ti credi uomo perché pisci in piedi ma davanti a me in piedi non ci sai stare.
I miei occhi bruciano il tuo cuore di carta
e non c’è acido che cancelli la mia dignità.
Io sono viva come tu non lo sei mai stato.
Io sono Mozart
tu, piatti rotti.
Sei convinto di poter rompere ogni cosa
Ma la forza è di chi raccoglie i pezzi e li sa mettere insieme
è di chi corre controvento con la giacca aperta , di chi si abbronza durante l’eclissi
di chi va a stile libero nelle rapide.
Tu non sei forte, tu non vivi
sopravvivi alla tua collera.
Credevi di avermi preso tutto
ma non ti sei portato via niente.
È tutto ancora qui, davanti a te
Per ricordarti, ogni giorno, ogni minuto, secondo
per l’eternità
che ho vinto io.
(120x80cm, caffè e altre cose su tela – disponibile per stampa)

 

Ho lasciato le lettere sul comodino, puoi usarle se vuoi.
Forse qualcuna l’ho appoggiata sopra lo specchio, quando mi sono lavato i denti
sporchi delle parole che ti ho detto ieri.
Io non sono come te.
Non riesco a far parlare il cuore
A dire il vero, a volte, non so nemmeno dove cercarlo.
Mi esce tutto dallo stomaco, ma lì c’è un buio cane e non so mai come incollare i discorsi alle intenzioni.
Ripeti sempre che l’amore è luce
ma io non so dove cazzo sta l’interruttore.
Giro per la stanza, tocco tutto, per farmi un’idea di quello che ho dentro
a piccoli passi, come mi hai detto,
ma becco sempre lo spigolo del letto e allora bestemmio
perché niente va come dovrebbe andare
Come vorrei che andasse.
Tu lo tieni in mano quel coso rosso che batte a sinistra
e alle volte non ti sopporto, lo confesso
perché sei tutto quello che non sono, tutto quello che non potrò essere.
Sei l’interruttore che cerco
Sei lo spigolo morbido del letto
Sei l’ordine delle parole che non ho visto.
Prima di uscire, raccoglile tutte e mettile in borsa
Che lì fuori aspettiamo tutti un po’ della tua luce.
Ci vediamo stasera.
Perdonami, se puoi.
(80x120cm, caffè e altre cose su tela)

 

 

PVC – Ca’ Roman Chioggia (VE)

 

 

Arriverà il giorno in cui saremo gli unici superstiti di una battaglia troppo triste per essere raccontata.
Verrà il momento di indossare gli abiti belli
stirati dal calore di mani che si prendono per non lasciarsi più.
Leveremo gli occhi da terra per guardare le stelle
e racconteremo
a chi non sa alzare lo sguardo
di quanta pace goda chi sa guardare lontano
di quanto si accorcino le distanze se si ha voglia di viaggiare.
Tornerà il momento prima di perdersi e saremo pronti a tenerci stretti
con un orecchio a baciare il petto dell’altro
a sentirne il cuore nei polsi.
Due modi diversi di ascoltare un miracolo.
Sentiremo l’istante di un saluto come la più calda delle accoglienze
e sulla porta, guardandoci dritti
sentiremo le stesse parole che ci abitano in bocca
“benvenuto a casa”.
(150x100cm, caffè e altre cose su tela)

 

 

ALMATERRA

120x80cm, caffè e altre cose su tela

 

 

 NON IMPORTA LA FORMA DELLA TUA CASA

80x120cm, caffè e altre cose su tela

 

 

Arriverà il giorno in cui indosseremo la bellezza
Arriverà il momento in cui decideremo di indossarla senza timidezza
Arriverà la gioia di sedersi accanto
gli uni agli altri
a raccontare dove siamo stati
e ridere della paura di essere felici.
Arriverà il sole a spazzare via gli ombrelli
ad asciugare le mani sudate, a scaldare i nasi freddi.
Arriverà l’istante in cui il silenzio ci aprirà le orecchie
e disorientati gireremo il mondo cercando ciò che abbiamo dimenticato.
Arriveranno gli abbracci perduti
Torneranno i fiori recisi
e uno ad uno, ridaremo loro una casa.
Solo allora saremo tornati
fregandocene di dove andremo
ma ricordando sempre da dove siamo partiti.
(120x80cm, caffè e altre cose su tela)

 

 

Stiamo consumando le piante dei piedi
ostinati a camminare sul carbone nero della rabbia.
Lasciamo sporco, entrando nella speranza degli indifesi
Mettiamo disordine nel cuore degli affamati
raccontando che le nostre impronte segnano il passaggio di un bene superiore.
Come se esistesse un bene inferiore o un bene di mezzo.
Ma non può esistere un bene che non coinvolga tutti.
Nessuno può amare se gli altri non possono
Nessuno può dirsi libero se circondato da catene
Non esiste il silenzio se pochi tacciono.
Non esistiamo, se esistiamo soli.
(120x80cm, caffè e altre cose su tela)

 

 

E’

120x100cm, caffè e altre cose su tela

 

 

Ho santificato troppe cose inutili
Inventando luci in un nero di corvo
Ho creduto nella salvezza di un mondo che ho condannato
Io, con la mia bisaccia piena di silenzi
Illuso di avere sentito un eco fra le montagne del cuore.
C’è una solitudine più sola delle altre
che neanche ti siede accanto e ti squadra da lontano per vedere se fra le righe sulla fronte ci sono scritte le tue paure.
Mi sono sentito vicino a cose troppo lontane di cui neanche sentivo l’odore
e ho trascurato il profumo della vicinanza.
Sono bastato a me stesso
insufficiente per il mondo intero.
(120x80cm, caffè e altre cose su tela)

 

 

 

Ho la mia musica
Quella che ho scelto per vivere in pace.
Ho la mia confusione
Quella che serve per imparare ad amare la quiete.
Ho la mia casa
e conosco la salvezza di un riparo.
Ho la mia speranza
Quella che mi prende a calci sui denti quando sto per mollare.
Ho la mia gioia
Che sarà anche un lumino a intermittenza
ma che quando si accende il buio muore di paura.
Ho la mia faccia
Che non piace a tutti
e ne vado fiero.
(120x80cm, caffè e altre cose su tela)

 

 

Tasche bucate, di vestiti troppo stretti
da dove escono magie che non sappiamo controllare.
Ci guardiamo attorno e vediamo cose che altri non vedono
ripetiamo che il silenzio ci salverà.
Staremo bene in mezzo a loro, alle sicurezze di cui parlano
solo tacendo.
Facendo finta che tutto sia come vedono, senza strappi, che altrimenti il vestito è da buttare.
Ma non ci riusciremo
Non sappiamo stare in fila all’elemosina del normale, aspettando il pane del realismo, in silenzio
ad ascoltare le istruzioni per il montaggio di cose già fatte.
Noi dalla fila siamo usciti da un pezzo, anche se non se ne sono accorti.
Abbiamo apparecchiato il tavolo dei sognatori e iniziato con l’impossibile, poi l’assurdo
inesistente, invisibile, inconcepibile.
Siamo in pochi ma ci guardiamo negli occhi, fieri della creazione, esaltati dalla solitudine, eccitati da noi stessi.
Insaziabili onnivori dell’universo, predatori di domande.
Ci chiamano sognatori
per noi è vita vera, fuori dalla disperazione della comodità
del facile guadagno.
Noi crediamo nella crudeltà della bellezza, nella fatica della battaglia fra gli opposti in noi stessi.
Perché “facile” è il bicchiere che toglie ossigeno alla fiamma
Perché “facile” è l’acido lattico per l’eternità.
Ridano pure di noi se credono
Noi, per loro, di lacrime ne abbiamo versate
Si fa così…
per le persone scomparse.
(80x120cm, caffè e altre cose su tela)

 

 

A piedi nudi sul prato non senti differenza tra gli steli d’erba
Eppure sono uno diverso dall’altro.
Davanti il mare, la mattina presto, con gli occhi chiusi e le narici spalancate a respirare la furia della gioia
Non t’importa da dove arrivino quei profumi.
In salita, con il sole sulla fronte e la fatica che riempie lo zaino
Non ci sono montagne uguali.
Anche i sassi nel fiume, che richiamano l’attenzione dei tuoi piedi, non sono uguali.
Uno diverso dall’altro.
Le tue speranze sono diverse, i tuoi pensieri, l’entusiasmo, il tuo dolore
Tutto diverso da com’eri e come sarai.
Perché diverso è il tempo che scorre nei tuoi occhi, diverso è il tuo tono di voce, diversa è stata (e sarà) la tua statura, come uomo come persona.
Diverso è stato il primo giorno di scuola, il primo bacio, la prima scottatura sui fornelli
la prima pioggia che ti ha quasi annegato quell’estate.
Non puoi non amare le tue differenze, né quelle di cui godi in prestito
Né di giorno, quando la luce ti fa protagonista, né di notte quando prova a nasconderti.
Perché allora dovrei sentirmi sbagliato?
Non sono forse diverso come tutto ciò che vivi?
Pensi davvero ci siano errori in un prato?
Fiori sbagliati?
Sei cambiato tanto dal primo vagito
È tempo che cambi ancora.
(120x80cm, caffè e altre cose su tela)

 

 

Non giro la notte
non per forza.
Mi travesto ogni giorno con gonne colorate di gentilezza, anche con chi gentile non lo è mai stato
Ma non sono stupida.
Cammino leggera pensando a quanto è lontana la terra dai miei piedi, anche quando le mani cattive dei profeti storti provano a tirarmi giù.
Non mi chiamo cretina.
Adoro la mia immagine sui vetri, perché ho imparato a darmi quello che spesso mi è stato tolto
Una possibilità.
Io sorrido quando parlo, perché le guerre le voglio vincere perché sono la migliore
Non la più forte
Io amo le mie debolezze
mi contano le vertebre della schiena, mi fanno alzare in punta di piedi,
mettono a fuoco il mio fuoco.
Mi incazzo anche
e mi piace ascoltare la mia voce forte, la cassa del cuore mentre suona di orgoglio, perché ripeto a me stessa che sono viva e ho il mio posto
anche quando le sedie sono occupate dagli stronzi che dicono di avere un posto per me.
Sono io che ne ho uno per voi!
Ho i denti bianchi e mi piace che il sole ci suoni sopra la musica che tanto infastidisce gli intolleranti.
Mi piace il mio seno, il culo e le gambe
perché ho il diritto di scommettere su di me
Non sono una troia.
Non sono vostra.
Per voi sono “paura”
Paura della libertà altrui
paura di uno specchio troppo onesto.
Paura di una supercar che non sapete guidare.
Guardatemi bene, guardatevi meglio.
Non girate la notte
non per forza…
ma per voi!
(120x80cm, caffè e altre cose su tela)

 

 

Qualcosa mancava…
ogni giorno, con la mia armatura da ufficio, camminando dritto senza che gli altri avessero un senso
Qualcosa mancava…
ore e ore passate a ripetermi che la noia di vivere fosse la moneta per comprare serenità
che nulla fosse più importante che annientarsi per un motivo.
qualcosa mancava…
mancava la felicità di calpestare le foglie secche a piedi nudi per sentire il rumore dell’esistenza
mancava l’estate che asciuga i capelli lasciati liberi all’imbrunire
mancavano le lacrime che lucidano le corazze dei valorosi che non hanno paura di loro stessi.
Mancavo io.
La mia liberazione.
Mancava il piacere del suono delle mie parole mentre consumavo un libro
la pace in grado di costruire gli eserciti più potenti, che salvano con una stretta di mano
Mancavano le maniche corte d’inverno quando non ha il coraggio di portarle nessuno
l’adrenalina della sfida alle lingue lunghe.
Le scuse dopo una parola spesa male.
Mancava il silenzio della nostalgia che sembra inutile, ma non lo è
Mancavo io…
Mancavo a me.
(180x100cm, caffè e altre cose su tela)

 

 

Sono nata figlia del divieto
sentendomi dire “non puoi” ogni volta, invece, che avrei voluto.
Ho calpestato la mia presenza convinta che il sacrificio mi avrebbe resa felice.
Ho capito che io sono il mio mondo
Che io sono l’origine
Che io sono la causa e l’effetto.
Che sono nata per affermare la mia presenza senza bisogno di consenso.
Ho capito la potenza dei miei bisogni e la forza del mio amore
che non ho più intenzione di svendere né di vendere
ma regalare a chi ha capito chi sono.
(200x100cm, caffè e altre cose su tela)

 

 

Siamo schiavi di solitudini affollate
amanti senza qualcuno da amare.
Il mondo in una mano e nell’altra la polvere delle mancanze.
Siamo sarti maldestri per abiti troppo belli e scomodi
Scarpe comode e pigre su tappeti orribili ma ben confezionati.
Siamo amanti delle distanze e incuranti nelle vicinanze
pezzi rotti di automobili splendenti troppo complicate per funzionare, troppo veloci per restare sulla strada.
Siamo creatori di un non creato, complici inconsapevoli santificati nel nome del padre esterno.
Vivi, a volte, senza averci mai provato davvero.
(120x100cm, caffè e altre cose su tela)

 

 

Ho collezionato dita puntate come un ragazzo mette in fila le conquiste
indossando abiti maldestri che le mani padrone hanno cucito senza mai assaggiarmi la pelle.
Ho lasciato che le lingue parlassero perché pattinare sulla loro saliva mi scompigliava i capelli in discesa
mentre superavo i giudizi salutando con il terzo dito alzato.
Non ho mai creduto di essere quello che altri vedono
non ho mai veduto quello che gli altri sono
Per questo, la guerra non mi appartiene
Per questo guardo dritto e mi volto solo a chi non si nasconde
a chi non mi nasconde
e mostro il volto a chi sa pronunciare il mio nome.
(100x70cm, caffè e altre cose su tela)

 

 

-Per ogni ” non ce la farai , sei una donna ”
ALZA UN VAFFANCULO la capacità non ha sesso.
-Per qualunque ” stai zitta ”
ALZA UN VAFFANCULO
tu hai qualcosa da dire.
-Ad ogni ” te l’avevo detto ”
ALZA UN VAFFANCULO
hai il diritto di sbagliare .
-Se ti scambiano per un soprammobile
ALZA UN VAFFANCULO
i soprammobili non parlano , non camminano e non pensano
TU SI.
-Se ti credono una bambola gonfiabile
ALZA UN VAFFANCULO
decidi tu dove e con chi fare cosa.
-A chi ride delle tue sconfitte
ALZA UN VAFFANCULO
una sconfitta non fa un perdente, sentirsi meglio per gli insuccessi altrui si.
-Alla parola ” cicciona ”
ALZA UN VAFFANCULO
le ossa , senza carne , non stanno in piedi.
-A chi ti vuole troppo magra
ALZA UN VAFFANCULO
non esiste moneta che paghi la tua salute.
-Al primo ceffone
ALZA UN VAFFANCULO
e lascia quel pezzo di merda impantanato nella sua miseria.
Se ti senti in colpa o credi sia stato solo un momento di debolezza
ALZA UN ALTRO VAFFANCULO
in amore le mani servono per altre cose.
Non sei la proprietà di nessuno, appartieni a te stessa e sei la prima persona che devi imparare a rispettare.
-A teoremi su ” come la donna deve sottostare al marito ”
ALZA UN VAFFANCULO con orgoglio.
Non servono spiegazioni.
-Se leggendo queste righe ti è salito il veleno perché credi che la donna non debba alzare un Vaffanculo, in nessun caso
VAFFANCULO
stavolta lo alzo io.
(150x100cm, caffè, altre cose e vernice su tela)

 

 

Siamo nati per scappare
Andare, tornare.
Custodire un luogo non custodito dove rubare è impossibile.
Un posto che è la nostra storia, il nostro sudore
il mancato e il successo “è successo”
o “poteva accadere”.
Gelosia dei giorni, del tempo che non ascolta.
La stanza del “sempre presente”
dove riposa quello che siamo mentre esportiamo l’apparenza.
Chiusi gli occhi, liberi dalle catene che ci siamo lucidati con cura
tutto cambia
Diventiamo altri.
Restiamo noi.
(100x60cm, caffè e altre cose su tela).

 

 

Sono una guerriera
Anche con i capelli strani, con la testa disordinata, con le mie distrazioni
Sono una guerriera
Con il vestito corto o con le mani in tasca
abbottonata, ubriaca, nuvolosa, distratta o attenta ad ogni movimento del tempo
Io lotto.
Lotto ogni giorno per guadagnare il mio.
Battaglio in tempo di pace perché la guerra striscia come le vostre lingue che vorrebbero leccare la placenta di un prodotto sempre nuovo
sempre bello, perfetto, in ordine e indistruttibile.
Lotto per essere mia
per il diritto a essere brutta, imperfetta e fragile
Per il diritto ad essere accolta senza condizioni.
Sono una guerriera
Non ho paura di sporcarmi le mani, di rovistare fra i miei rifiuti
di annusare la colla delle vostre frustrazioni.
Sono guerriera, una donna
un Dio senza moneta di scambio.
Nessuna medicina per la vostra solitudine
Imparate ad appartenervi
o fatevi da parte.
(120x80cm, caffè e altre cose su tela)

 

 

Vola, amico mio
Lontano
Dove non posso raggiungerti con i miei timori, con le gabbie delle mie paure
Quelle che tengono anche me
prigioniero di scommesse taciute, di tentativi immobili, di silente rabbia.
Vola lontano dal mio quieto vivere
che tiene in vita me per ucciderne altri.
Migra lontano dalle mie maschere, che hanno saputo nascondermi quando venivo chiamato
quando avrei dovuto esserci.
Nasconditi dalle mie assoluzioni, dalle mie condanne
da tutte le volte che ho finto onestà.
Vola, amico mio
stai vicino a chi non ha prigioni nel cuore
a chi sta con gli invisibili non per rendersi visibile, ma perché dà presenza dove c’è assenza
parla quando tutto tace, solleva quando tutto cade.
Vai cuore mio
Non ti ho mai meritato
ma ti voglio felice.
(80x120cm, caffè e altre cose su tela)

 

 

Puoi essere una stella
Ma devi imparare a splendere nell’oscurità
senza desiderare di essere l’unica, perché il cielo ha bisogno di tutti
e spegnere le altre non ti aiuterà a brillare meglio.
Puoi essere una stella
Ma devi avere il coraggio di conoscere ogni angolo dell’universo
È la tua casa senza porte
senza muri.
Dove ogni stella
ha il suo posto è c’è un posto per ogni stella. Puoi essere l’inizio di tutto, non la sua fine.
Puoi fare parte del tutto senza un fine
Prendi per mano quelle più spente
e salverai la notte.
(80x120cm, caffè e altre cose su tela)

 

 

A cosa serve l’amore, se ne parli soltanto?
Dove nascondi la pace quando l’odio arma le tue mani?
Da che parte ti giri quando senti un lamento?
Ti sei promesso alla vita
e alla vita hai mentito.
Cammini seguito dal sole, ma sarà la tua ombra a darti la caccia
a tenere umide le dita di lacrime che non conosci.
Dove andrai quando i tuoi figli sapranno il tuo nome?
Dove nasconderai le lame della tua indifferenza quando partirai quella degli altri?
Hai pensato di essere unico, padrone di tutto
La verità è che non possiedi nemmeno la solitudine.
Non sei presente a te stesso
Non sarai qualcuno per gli altri.
(120x80cm, caffè e altre cose su tela)

 

 

Condividi