GIANLUIGI ZENI

Biografia di Gianluigi Zeni

Mi chiamo Gianluigi Zeni e sono nato nel 1986. Vivo a Mezzano di Primiero e lavoro come scultore professionista. Figlio d’arte, fin da piccolo sono vicino al mondo della scultura. Dopo essermi formato professionalmente (Scuola d’Arte – Accademia delle Belle Arti di Verona)ho cominciato a lavorare affiancando mio padre, per poi intraprendere un percorso autonomo e individuale aprendo un mio personale Atelier.
Da diversi anni tengo corsi di scultura su legno e su cioccolato tra Veneto e Trentino Alto Adige.
Ho vinto svariati simposi sia a livello nazionale che internazionale. Ho poi partecipato a diverse mostre personali e collettive sul territorio italiano.

 

CONTATTI

 

 

INTERVISTA ALL’ARTISTA – a cura di Elena Gollini

D: Come definiresti il tuo stile espressivo usando tre parole chiave e motivandole?
R: “Bellezza”, “Rinascita” e “Futuro”. “Bellezza” sicuramente è l’espressione che accosterei alla serie delle mie Donne, in loro ricerco l’anima ideale che vorrei trasmettere a chi incrocia i loro sguardi. “Rinascita” è un termine che descrive molto bene il concetto che sta alla base delle mie opere realizzate con le radici di cirmolo d’alta quota… questo è il fulcro della trasformazione da radice a scultura. “Futuro” è una parola a me cara: penso che la ricerca artistica debba essere in continua evoluzione. Proprio da questa parola è nata la serie Contamination, e sempre da questa si è sviluppato il concetto di “Street Barch”.

D: Una tua riflessione sul concetto di “vocazione artistica”?
R: Penso che la vocazione artistica sia propria di quell’individuo che abbina alla voglia di esprimersi un’innata capacità di farlo con qualsiasi tipo di materiale.

D: Come stai improntando la tua ricerca artistica in questo anno?
R: Sicuramente anche quest’anno proseguirò con la ricerca della “bellezza” nella creazione di nuove figure femminili, inoltre, ho già iniziato a sperimentare la realizzazione di opere che cercano di racchiudere in sé “rinascita” e “futuro”.

 

PHOTOGALLERY

STREET BARCH

In collaborazione con il Comune di Imer, io e Nicola Degiampietro, stiamo (dal 2016) portando avanti un progetto innovativo, che rivisita la street-art in chiave Eco e la riadatta al nostro territorio. Utilizzando dei flessibili su delle vecchie pareti di legno dei fienili della zona, lavoriamo la superficie dando vita a delle immagini “grattate”. Attraverso queste cerchiamo di trasmettere degli stimoli di riflessione (per esempio la Lontra (5) è il simbolo leggendario delle origini della nostra Valle…). Il nome Street-barch nasce quindi dall’ispirazione al mondo dei graffiti (Street- art) e dai fienili (dai noi dialettalmente chiamati “barchi”).

 

CONTAMINATION

Questa serie di opere da me iniziata ormai parecchi anni fa, vuole essere portavoce “urlante” del maltrattamento ambientale e sociale che l’uomo odierno sta operando sul nostro pianeta. I soggetti sono bambini con la maschera antigas relazionati ad un “tutto avvelenato” che gli si sta lasciando in eredità. (facendo un esempio: (1) 10.000.000 Km2: questo titolo è indicativo dell’estensione dell’isola di plastica presente nei nostri oceani).

 

DONNE

Le “mie” Donne sono forse la tipologia di sculture che più mi contraddistingue. Per realizzarle utilizzo la tecnica del bassorilievo su diversi tipi di legno. Ognuna di loro porta in sé una propria identità e racchiude una mia costante ricerca. La loro fisionomia, seppur riconoscibile come fossero sorelle, le distingue per etnia, storia, lettura di personalità.

 

UOMINI

L’unico Uomo che ho realizzato con lo stile delle Donne che mi caratterizzano è Robin Hood. Lui è nato dalla richiesta di un locale che me lo ha commissionato insieme alla sua nota innamorata Lady Marian. L’idea è quella di proseguire con la creazione delle sculture degli altri personaggi della nota leggenda, che per ora ho soltanto disegnato. Per ora Robin resta l’unica figura maschile di questo genere.

 

RADICI

Ricavare delle figure dalle radici è come ridar loro la vita. Le radici che scolpisco sono tutte di cirmolo e le vado a cercare in alta quota, così le trovo secche e profumate. La loro lavorazione richiede per me molto lavoro non solo perché devo adattare il soggetto alla forma della radice stessa, ma soprattutto perché devo pensare molto attentamente a cosa voglio far uscire da loro, a come dunque riplasmare la loro essenza.

 

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