LUCIANA GRAVINA in arte VIK

Biografia di Luciana Gravina, in arte “Vik”

Vik ha appreso l’arte del bijoux a Parigi con l’insegnamento di Pajandeh Shahanneh, scultrice, pittrice e orafa iraniana nell’atelier dell’Adac, di cui l’artista era direttrice. Sotto la sua guida ha appreso a manipolare il metallo: tagliare, brasare, forgiare, saldare, decapare con allume di potassio, lucidare. E mentre era alle prese con seghetti, cannelli infuocati, lamine e fili di rame, di ottone e di argento, con cera, acidi, allume di potassio, martelli e pinze di ogni forma e tipo, le sembrava di stare nell’antro di una maga che la iniziava ad un dialogo sconosciuto: quello col metallo del quale andare a cercare e scoprire l’intima bellezza e il nascosto splendore e che ora le offriva un nuovo strumento di espressione. Si convince definitivamente della bellezza e della funzione artistica, oltre che esornativa, del gioiello in metallo non prezioso, complici artisti famosi quali Calder, Dalì, Picasso, Lalique, solo per citarne alcuni, che hanno prodotto gioielli come espressione d’arte e non di valore economico.

I gioielli di Vik sono stati per molto tempo soprattutto una riflessione sul concetto di spirale in quanto simbolo di moltiplicazione energetica, archetipo primordiale presente in natura e impresso nel nucleo profondo dell’essere. Le forme estratte dalla lamina di rame o di ottone o di argento, o interpretate col wire erano spesso conchiglie o pure spirali che si avvolgevano con eleganza in se stessa conclusa.
È stata una lunga sperimentazione la cui eco è ancora presente nella produzione attuale.

Oggi nei bijoux di Vik è presente particolarmente la cera persa, espressa in bronzo, ottone e argento, abbinata a pietre semipreziose, cristalli, perle, soprattutto negli anelli.

Ha prodotto i gioielli per i concerti dell’Hendel Ensemble di Cerveteri. Ha esordito a Roma nel 2007, con una esposizione in via dei Coronari, alla Galleria Antigua, al cui vernissage è intervenuta l’artista e maestra Pajandeh Shahanneh, in qualità di madrina. Il catalogo di questa mostra è costituito, oltre che dalle immagini dei bijoux, da un testo poetico prodotto da Vik e dal titolo Spiralitudine.

Qualche breve stralcio:

Ora che l’epigenesi in corpo s’atteggia a epifania
salvifica, attraccata all’afona curva rossa
del rame, alla rosa rosea (di rame roseo
ovviamente), alla voluta bionda dell’ottone,
alla corniola sigillata allo iato abissale. Avessi
…………………………………
qui che il quidlibet li broglia e li travolge. L’io
mio mi riconduce e a mano mi draga per questo
giro morbido a spirale, se di rame, se di cuivre, e,
volendo, anche di ottone e d’argento. Cosicché,
trovatala, ad hora quasi tarda, mi passiona.

Vik è convinta che l’arte, compresa quella del gioiello, è conoscenza e la conoscenza è sprofondamento nel cuore della realtà fatta di luci e ombre, equivoci ed enigmi, emozione e ragione.

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