MAURIZIO D’ANGIÒ

Biografia di Maurizio D’Angiò

Maurizio d’Angiò nasce ad Omegna il 20/01/1977. Diplomato presso l’I.P.S.I.A Dalla Chiesa di Omegna. Affascinato dall’arte del disegno da sempre, inizia da autodidatta lo studio della prospettiva. Da il via così ad un lungo periodo di disegni a grafite e chine su carta e cartone. Solo dopo alcuni anni viene l’esigenza -urgenza di dipingere rimanendo impressionato dalle opere di un artista contemporaneo in una galleria nel centro storico d’ Orta, pittore completamente distante dal suo genere ma in grado di
trasmettergli il lato poetico della pittura. Da quel momento mette via matite e chine per abbracciare i pennelli. Inizia così a frequentare ad Omegna la scuola d’arte di Gilberto Carpo, dove acquista una formazione artistica con i colori ad olio e studia e riproduce i grandi classici in particolar modo Caravaggio. Nel 2015 a Torino l’incontro con il maestro Ciro Palumbo e il lavoro svolto nel suo atelier lo influenza fortemente nella tecnica pittura portandolo su un nuovo livello di conoscenza. Queste esperienze lo conducono ad approfondire la tecnica della pittura ad olio con velatura. Negli ultimi anni l’artista si dedica anche a tecniche miste che lo portano ad incollare materiali e illustrazioni, vecchi schizzi sui supporti utilizzati. La sua formazione pero è sempre ruotata, in modo ossessivo, intorno al disegno, in tutte le sue varianti. Con la tecnica acquisita comincia così una lunga serie di sperimentazioni e ricerca che va fino ad oggi dove proprio quest’ultima la ricerca appunto l’ha portato ad approcciarsi ad opere murarie e di street art. Molte sue opere fanno parte di collezioni private. Ha partecipato a mostre sia in Italia che all’estero,ed ha realizzato opere pubbliche presenti nel paese piemontese di Quarna Sopra entrato a far parte del circuito dei paesi dipinti.

 

LEGGI LA RECENSIONE CRITICA A CURA DELLA DOTT.SSA ELENA GOLLINI

 

Critica

Le sue opere in stile metafisico nascono non per dimostrare le capacità nel copiare la natura che ci circonda, ma dall’esigenza di esprimere e rendere alquanto visibili sensazioni ed emozioni personali. Nell’opera compare in genere un insieme di oggetti ed elementi meccanici, questi fanno parte della sua quotidianità e sono spesso tradotti sulla tela in forma stilizzata, geometrizzati ed inglobati in una
ragnatela di linee di forza, macchie di colore ed effetti diversi di texture, sempre alla ricerca di vibrazioni cromatiche nuove che danno l’idea del movimento. La sua arte moderna è il frutto di una ricerca che nasce nel segno della tradizione poiché è ispirata alle correnti d’avanguardia italiane“.

 

RECENSIONI

La materia è reale o solo frutto della nostra fantasia? Le forme, i volumi, gli oggetti, esprimono solamente il vero e tangibile, oppure l’uomo vi può ritrovare anche se stesso, le sue angosce, i suoi deliri? Questo ci ha insegnato l’arte moderna e Maurizio D’Angiò ripercorre in maniera personale e originale l’idea che il mondo altro non sia una proiezione del nostro inconscio, della nostra surreale esistenza in un tempo e in uno spazio ideali. La pittura minuziosa dell’artista, le sapienti trasparenze tonali inducono ad immergersi nei suoi universi fantastici come in un sogno ricco di emozione“.
(Guido Folco)

Maurizio D’Angiò interpreta l’universo Uomo con un sapiente e intimo sguardo interiore, cogliendone l’essenza attraverso la visione simbolica e surreale del pensiero creativo. Le sue opere sono frammenti di esistenza, sospesa però in un’aura metafisica, che travalica tempo e spazio per divenire universale e superare le barriere della fisicità corporea. Il tempo è un elemento ricorrente nei dipinti di D’Angiò, come pure il riflesso di una corporeità immaginata, suggerita da profili netti e rigorosi, quasi maschere che celano identità nascoste. Per questo, i lavori di Maurizio D’Angiò sanno comunicare immediatezza di pensiero che nel colore, nella composizione trova un originale quanto sapiente strumento per ‘parlare’ alla gente della sua arte, della sua personalità“.
(Guido Folco)

 

MOSTRE PIÙ RAPPRESENTATIVE

  • Flussi contemporanei – Milano, Zona K, dal 2 all’8 Giugno 2012.
  • MilleniuM – La Rinascita – Torino, Museo Regionale di Scienze Naturali, dal 24 Gennaio al 3 Febbraio 2013.
  • L’arte contemporanea dei territori d’Italia: uno sguardo futuro – Sofia, Bulgaria, Galleria Rayko Alexiev, dal 10 al 30 Ottobre 2012.
  • Premio Settimanale dell’Arte Italiana – Köping, Svezia, Gallery Quirinus, dal 18 Gennaio all’1 Febbraio 2013.
  • Firenze contemporanea – Firenze, Museo Casa Dante, dal 19 Gennaio all’1 Febbraio 2013.
  • Oslo 2013, International Exhibition of Contemporary Art – Oslo, S9 Gallery, dal 2 all’8 Marzo 2013.
  • Toscana International – Fauglia (Pisa), Museo Giorgio Kienerk, dal 18 Maggio all’1 Giugno 2013.
  • Firenze. Scenari urbani-paesaggi naturalistici – Firenze, Galleria Art-Experience, dal 18 al 29 Gennaio 2014.
  • London 2014 – Londra, Gallery Pall Mall, dal 2 al 13 Dicembre 2014.

 

CONTATTI

 

INTERVISTA ALL’ARTISTA – a cura di Elena Gollini

D: Come definiresti il tuo stile espressivo usando 3 parole chiave e motivandole;
R: Fin dalle prime opere, lo stile che rende riconoscibile ogni mio lavoro è sicuramente il SIMBOLISMO che mi sono creato, cui ho dato un senso alla sua frequente presenza. Simbolo inteso come oggetto. Il più presente è il cassetto, vuol rievocare il sogno, il segreto, rivelato o nascosto che sia. Spesso uso la palla da biliardo numero 8, la vedo come metafora della vita, specialmente quando è impiegata nel gioco della carambola. Prepari tutta la partita buttando dentro le altre palle, per poterti giocare poi l’imbucata della sognata n. 8, ma se sbagli, dopo che hai preparato tutto il lavoro, arriva un altro e la butta dentro lui, prendendosi la vittoria finale con il minimo sforzo. Oppure succede il contrario, a volte si può ottenere la vittoria usufruendo del lavoro di una persona che ha prima di noi fatto il lavoro grosso. Altro simbolo che spesso sono le scatole che associo ai ricordi. Poi ho altri oggetti che uso sovente, ma non finirei più.
La seconda parola è FORZA, intesa come forza del colore. Non ho mai avuto mezze misure e questo spesso si vede nei miei lavori. A volte possono “urtare” ma è la mia indole. Già da piccolo ero fortemente attratto dalle insegne luminose e dai colori potenti, mi rapivano letteralmente. Ho trascorso la mia infanzia negli anni 80, con i videogame che mi ispiravano sia per le forme fortemente “cuboidi” o rettangolari sia per i colori, le tinte tenui e le sfumature delicate. Appena finito il percorso di studio di riproduzioni dei grandi maestri, le ho subito trasformate in netti stacchi, spesso abbandonando i mezzi toni. Mi piace farlo vedere, non nasconderlo, non sfumarlo. Al contrario enfatizzarlo, evidenziarlo sia come disegno sia come texture materica. Ora ancor più, perché ultimamente mi avvalgo anche di elementi esterni che incollo e appiccico al supporto, cercando un dialogo tra i miei simboli e la materia.

D: Come definiresti il concetto di vocazione artistica?
R: Penso sia un grande privilegio, quasi una chiamata divina… non scherzo… chi viene”baciato” avrà questa passione fino alla fine dei suoi giorni .Si può fare arte a qualsiasi età, anche con deficit fisici. Immaginiamo Frida Kahlo nel suo letto… Ho visto dipingere artisti senza mani e senza gambe, anziani sulla sedia a rotelle, insomma persone in condizioni difficili, che l’arte ha salvato, li ha aiutati ad andare avanti a far qualcosa che gli riempisse le giornate, che gli desse soddisfazione. Questa intervista mi viene fatta in questo triste momento del Corona Virus, che sta facendo morire tanti italiani e tante persone nel mondo, c’è ansia per le persone che ami, c’è paura… Chi come me ha la vocazione artistica ha la fortuna di poter uscire per un attimo da questo grande dramma mentre lavora e crea, riesce ad avere il privilegio di aver la capacità  di estraniarsi, quasi ad arrivare al punto di immaginarsi di essere fuori da questo caos, di essere un elemento a parte. Pensate che forza, che potenza ha una vocazione artistica di qualsiasi disciplina sia, scultura, pittura, musica, scrittura. Personalmente arriva al punto di farmi pensare che questa cosa non stia accadendo, se non fosse per la radio che mentre sei in studio tra una canzone e l’altra dà numeri nefasti. Bisogna dire che con il tempo l’artista acquista spessore e qualità. Pensiamo ad uno sportivo, può fare sport ottenendo determinati risultati fino ad una certa età, poi ovviamente andrà incontro ad un ritiro dall’attività agonistica, ci sarà un calo di prestazione, ovvio e naturale… Chi ama l’arte no, l’artista viaggia in esatto contrario, migliora. L’artista è sempre in campo, non abbandona mai… L’arte è un utensile determinante che portiamo con noi nella cassetta dei nostri attrezzi e possiamo estrarre in qualsiasi momento. La vocazione artistica è certamente un privilegio.

D: Come stai improntando la tua ricerca in questo anno?
R: In questo momento sono in piena rivoluzione e sono sincero, non so bene dove andrò a finire, mi sto lasciando trasportare davanti ai miei supporti che ultimamente cambio di continuo. Prima usavo quasi esclusivamente solo tele e colori ad olio. Ora uso tutto. Non ho una tecnica principale e non so quale userò. Quando il supporto mi è davanti è tutto un divenire, come la vita, sai che devi arrivare da un punto A ad un punto B ma nel cammino hai idee e ripensamenti. Una cosa è certa, noto che non ho più urgenza, l’opera deve essere terminata in pochi giorni se no perdo la freschezza, perdo il messaggio che voglio trasmettere e se ci sto troppo a lungo ne entra dentro un altro che in quel mentre sto vivendo. Se vogliamo parlare di ricerca,  sto anche elaborando lo scarabocchio, quello che si fa quando hai in mano una penna e un foglio e sei magari al cellulare e sovrappensiero… Ne ho tanti così li metto via e li riprendo trasformandoli o inserendoli nell’opera. In vari modi, posso ridisegnarli o come è capitato più volte li incollo direttamente sul supporto. Inserisco anche degli scritti di libri, fumetti, vecchie riviste con scorci che particolarmente mi attraggono a volte intervengo su questi ultimi oppure no… dipende… mi lascio guidare da qualcosa di interno, mi ascolto.

 

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