RICCARDO PERETTI

Biografia di Riccardo Peretti

Nato a Morbegno in provincia di Sondrio il 18 Aprile 1977, papà di due bellissimi monelli di nome Alessio e Melissa, sposato con Corinna, ho riscoperto il piacere di disegnare negli ultimi anni provando a fare ritratti a conoscenti ed amici. La cosa ha cominciato ad appassionarmi a tal punto di aprire una pagina Instagram sulla quale pubblico solo ed esclusivamente le mie opere, mi trovate su art_riccardo_peretti. Non ho mai preso seriamente questa passione, ricordo ancora mia mamma quando voleva farmi frequentare il liceo artistico ed io ho rifiutato, ma col senno di poi forse mi sarebbe stato molto utile, peccato, sono errori di gioventù. Ad oggi lavoro nella tabaccheria di famiglia da ormai 20 anni, nei ritagli di tempo disegno e con l’associazione E’ Valtellina a cui sono associato espongo, insieme ad altri artisti locali, durante degli eventi ricorrenti nel mio paese. Cerco un po’ di visibilità, ma ovviamente è difficile e quello che faccio è molto caratteristico, molto personale: un ritratto è qualcosa di intimo da regalare ad una persona, rivela l’affetto che uno prova verso l’altro, anche per il fatto di scegliere una foto per poi “tradurla” sul foglio. Sicuramente come aspirazione futura mi piacerebbe rendere questa bella passione in un secondo lavoro a cui unire utile e dilettevole, ed è per questo che cerco di migliorare sempre più la tecnica e la mia capacità.

 

CONTATTI

 

INTERVISTA ALL’ARTISTA – a cura di Elena Gollini

D: Come definiresti il tuo stile espressivo usando 3 parole chiave e motivandole?
R: Emozione. Sì, emozione, perché ogni volta che disegno sento emozioni diverse, in pace e tranquillità ad un certo punto le mani cominciano a muoversi da sole e riesco ad entrare in una bolla in cui non sento niente altro che il rumore della grafite sui fogli. Quando un soggetto mi “prende” in modo maggiore rispetto ad un altro sembra proprio di sfiorare il soggetto.
Rilassante. Questo perché, come dicevo prima, entro in uno stato di tranquillità quasi surreale, musica nelle orecchie, solitamente canzoni molto tranquille in modo da indurre il mio cervello al rilassamento in modo da concentrarmi in modo totale sul disegno.
Realistico. Mi ispiro al disegno realistico, carpendo tecniche e trucchi dal web seguendo dei fenomenali disegnatori sud americani. Tengo molto ai dettagli, ho provato più volte a disegnare degli schizzi, i classici fast sketch, ma ad un certo punto comincio a curare i dettagli e quindi istintivamente viro sul disegno realistico. La cosa che mi rapisce maggiormente nei miei disegni sono gli occhi dei soggetti ed i capelli: quando arrivo alla fine e mi mancano i capelli dico sempre che sto “pettinando” la persona ritratta, questo perché mi sembra proprio di sfiorare, toccare con mano la morbidezza della chioma.

D: Una tua riflessione sul concetto di vocazione artistica;
R: Io penso che il disegno, come tutte le sfaccettature dell’arte, o ce l’hai o non ce l’hai. E’ un qualcosa che nasce da dentro, magari tramandato da qualcuno, una questione di sangue. Io personalmente ho probabilmente la vocazione del disegno tramandata proprio da lui. Non avendo mai fatto nessun tipo di scuola o di corso (con qualche pentimento per non aver studiato all’artistico) ho molto da migliorare e quindi anche parecchi limiti. Il disegno mi aiuta per estraniarmi dallo stress giornaliero del lavoro, dei problemi quotidiani e questo tipo di vocazione mi aiuta e non poco. Sono molti anni nel campo dell’arte, in quanto prima di riprendere in mano le matite in modo serio, ho fotografato per 10 anni sempre a livello amatoriale, ma comunque piuttosto alto. Fotografia più che altro naturalistica o paesaggistica, ma anche artistica in still life. Questo mi ha permesso di guardare con occhio diverso dal semplice curioso, un occhio tecnico per cercare la luce, le sfumature, i particolari che rendono una foto ed un disegno unici. Io disegno unicamente con una fotografia davanti, cerco di ingrandire il più possibile l’immagine in modo da non tralasciare mai quel particolare che può fare la differenza.

D: Come stai improntando la tua ricerca artistica in questo 2020?
R: Per ovvie ragioni che tutti sappiamo e tutti stiamo vivendo, in quei famosi mesi di lockdown totale sono riuscito ad estraniarmi un po’ disegnando dei soggetti più complessi, anziani con delle evidenti rughe in modo da provare tecniche nuove, sfumature. Mi documento molto su YouTube, seguo molto i video che caricano gente come Charles Laveso ed i suoi alunni: hanno una capacità di mettere sul foglio un tale realismo che è disarmante. Io non so se mai raggiungerò quel livello, ma di certo questi mesi in cui “ci ho dato dentro” mi sono serviti. Purtroppo a causa pandemia ci è saltata la mostra collettiva che avrei dovuto fare con l’associazione a cui sono affiliato, forse riuscirò a fare una personale, ma certamente anche se non ho ritratti commissionati, praticamente ogni giorno disegno per continuare a migliorare la tecnica ed affinare l’utilizzo dei materiali.

 

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