TOMASO PIRRIGHEDDU

Biografia di Tomaso Pirrigheddu

Tomaso Pirrigheddu (1969) vive a Tempio Pausania, cittadina del nord Sardegna. Sin da piccolo suscita meraviglia in chi vede i suoi disegni. Ancora bambino realizza un fac-simile di un biglietto da 500 lire, spacciandolo per gioco ad una cliente del negozietto della madre e ricevendone in cambio delle monete (poi restituite). Le compagne delle elementari restano impressionate dalle sue cavallette, modellate con la plastilina e messe per scherzo sui banchi di scuola. Tomaso scherza sempre, anche per strada, eseguendo finte spaccature nei parabrezza delle auto con del nastro adesivo trasparente. Qualunque oggetto o materiale trovi sul suo cammino è adatto per essere scalfito con un sasso e un chiodo, usati come attrezzi del mestiere quando gioca a fare lo scultore. A 14 anni inizia l’apprendistato come falegname. Si innamora subito delle venature del legno, con cui realizzerà alcune sculture. Negli corso degli anni, mentre cambia i più disparati lavori da dipendente, nel tempo libero si dedica a molteplici attività artistiche. Suoi disegni e dipinti vengono utilizzati per illustrare alcuni libri, tra cui la copertina di “Le parole assassine” della sorella Maria Antonietta.  Realizza pitture murali. Crea ogni anno pupazzi di cartapesta per il Carnevale di Tempio Pausania; diventa mastro cartapestaio e trasmette le tecniche della cartapesta ad alcuni allievi. Sperimenta diverse tecniche, tra cui l’olio. In scultura si confronta con svariati materiali: legno, marmo, trachite, gesso e argilla. Il surreale lo attira più di altri stili, ma il suo carattere un po’ lunatico, sognatore ed esploratore lo conduce spesso verso l’astratto. L’istinto lo porta ad addentrarsi su sentieri diversi. Ignora dove lo porterà la strada che sta intraprendendo ora. Ha all’attivo numerose mostre personali e collettive, con vari premi e riconoscimenti.

 

LEGGI LA RECENSIONE CRITICA A CURA DELLA DOTT.SSA ELENA GOLLINI

 

CONTATTI

 

INTERVISTA ALL’ARTISTA – a cura di Elena Gollini

D: Come definiresti il tuo stile espressivo?
R: Mutevole come le cellule del nostro corpo, in continua evoluzione, aperto al confronto. Amo il surreale, ma esploro i più svariati campi e materiali, fino ad arrivare all’informale. Sono sempre attento alla cura dei dettagli, grazie a delle buone capacità tecniche. Rivolgo uno sguardo ai grandi maestri del passato, proiettandomi al contempo verso il futuro.

D: Un tuo commento di valutazione generale sul comparto dell’arte moderna e contemporanea.
R: Penso che il mondo dell’arte sia in continua evoluzione e sempre più libero da ogni pregiudizio. L’artista, oggi, ha a disposizione nuove tecnologie che consentono di esprimersi in modi molto più versatili che nel passato Sono convinto però che la vecchia, tradizionale tela non diverrà mai obsoleta: rimarrà un sempreverde. La libera espressione a volte è viziata dalle mode e dai mercati. Questo fa sì che ad emergere non siano solamente artisti validi. In questa giungla sta ai critici veri assumersi la responsabilità di incanalare i flussi artistici, salvaguardando l’identità di un’arte che sia davvero tale.

D: Hai dei particolari progetti artistici che stai pianificando e portando avanti in questo anno? Il 2018 si sta dimostrando un anno positivo per la ricerca creativa?
R: Questo si è rivelato un anno piuttosto prolifico. Sto realizzando un ciclo di opere nelle quali cerco di sposare l’astratto col figurativo in modo del tutto personale. Contemporaneamente sto restaurando una statua sacra e ho già cominciato a lavorare per l’edizione 2019 del Carnevale Tempiese.

 

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