MATTEO MAURO

Biografia di Matteo Mauro

Matteo Mauro è artista, architetto e designer siciliano, che dal 2010 vive a Londra. Studia in Italia,in Germania e in Inghilterra dove consegue il diploma al Royal Institute of British Architecture (RIBA).

Grazie agli insegnamenti universitari, si avvicina alle nuove tecniche digitali di rappresentazione alle quali si è appassionato ed affezionato fino a far diventare il computer uno strumento d’espressione artistica. La sua arte, infatti, ricerca metodi classici di espressione, per riproporli in chiave contemporanea. Le sue opere sono create grazie ad un connubio analogico-digitale che ne caratterizza la loro estetica inafferrabile.

Matteo Mauro ha attraversato quasi tutti i continenti, Europa, Africa, America Latina e Asia, partecipando e coordinando diversi eventi dedicati all’architettura e all’arte, come workshop internazionali, importanti progetti, spettacoli estivi e mostre d’arte all’interno di note gallerie e fiere.

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INTERVISTA ALL’ARTISTA – a cura di Elena Gollini

D: Come concepisci il tuo essere artista contemporaneo in stile cosmopolita?
R: Mi sento libero e connesso ad un movimento internazionale che sempre di più accomuna le produzioni artistiche. Come in ogni cosa, ci sono i pro ed i contro, ma sono contento di vivere la nostra era dell’arte e della creatività. E’ presente un influsso continuo, che nasce in posti lontani ma connessi virtualmente. Così le varie esperienze spesso si trasformano in un’immagine Instagram costruita e bidimensionale che cambia forma in ogni luogo essa viene percepita. Ci sono inoltre i limiti culturali che fanno evolvere movimenti globali in maniera specifica ai diversi luoghi, usi e costumi. Siamo tutti connessi alla stessa rete ma abbiamo modi diversi di interpretarla. E’ qualcosa che noto molto, ad esempio, nel mio caso di artista digitale: il mio uso dei colori e delle forme e molto influenzato dalla storia dell’architettura e dell’arte italiana, nonostante le mie tecniche possano essere simili o condivise da altri artisti internazionali. Una visibile differenza si noterebbe in un artista che utilizza i miei stessi strumenti, ma si è formato in un contesto Bauhaus tedesco, o sinuoso arabo, o cangiante indiano. E’ per questo che viaggio sempre alla ricerca del nuovo, del diverso, con l’intenzione di promuovere le mie opere in contesti differenti, dai quali ricevere e dare.

D: Quali progetti stai portando avanti per il 2018?
R: Dopo il gran successo della serie di opere che reinventano digitalmente le tecniche di intaglio tradizionali ho deciso di continuare questo percorso. Ho trascorso alcuni mesi in Sicilia, la mia terra natale. Ho riamato il Barocco e per questo mi sto concentrando sulle tonalità e forme tipiche di questa arte. La mia nuova serie, che prenderà il nome ‘Baroque’, sarà ricca di contrasti, tonalità del blu e del marrone, scene astratte di gioia e di tormento, contornate da cornici ricche di curve frammentate. Allo stesso tempo, ho deciso di tradurre in Italiano il libro che ho pubblicato in Inghilterra, ‘Micromegalic Inscriptions’. Mi piacerebbe avere più tempo nella mia vita per poter fare ancora di più, ma sto accettando i limiti della nostra esistenza. Per concludere posso accennare una collaborazione con il fenomenale artista Ryan Burke, ma questa è un’altra storia che forse approfondiremo nella prossima intervista.

D: Una tua valutazione personale sul mondo dell’arte e della cultura a livello nazionale e internazionale.
R: Sono convinto che è in corso un cambiamento. Un’estremizzazione della produzione di massa nell’arte, ma anche, successivamente il periodo del modernismo, un ritorno ad una relativa virtuosità.
E’ un periodo di forte trasgressione ed evoluzione. La scena culturale diventa sempre più libera e priva di limitazioni. L’accessibilità dell’arte ha raggiunto uno stato massimo che non è paragonabile a nessun precedente storico. La tecnologia sta sicuramente entrando ad essere parte integrante negli strumenti d’artista contemporaneo. Da quello che osservo, vedo che l’Italia sta vivendo un lento risveglio che negli ultimi 5 anni ha visto fiorire delle ottime creazioni che varcano le soglie dei limiti del paese. Purtroppo mi accorgo che ancora ci sono troppi pochi giovani che vivono gli ambienti artistici, ma, soprattutto, un forte arretramento nel campo della ‘performance art’, che invece spopola nelle più bizzarre metropoli del mondo. D’altro canto non sono pessimista al riguardo, penso che bisogna avere meno timore del tempo e meno fretta. ‘Se son rose fioriranno’ ed il Rinascimento del terzo millennio sbarcherà anche nelle nostre sponde, dolcemente.

 

 

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