LE VENERI PREISTORICHE

LE VENERI PREISTORICHE SUGGESTIVI IDOLI SENZA TESTA E CREAZIONI ARTISTICHE PRIMORDIALI CON ENIGMATICA VALENZA SIMBOLICA

 

Le Veneri preistoriche esistono a centinaia e sono esposte e conservate nei musei di tutto il mondo. Sono statuette, di prassi fatte in creta, di dimensioni variabili di 6/8 cm. Nonostante provengano dai punti più disparati della Terra, hanno forme talmente simili tra loro da sembrare quasi fatte con lo stampino, anche se di fatto nell’era neolitica gli stampini ovviamente non esistevano. Fianchi larghi, seni sproporzionati, provengono dal Messico o dall’Australia, dall’Europa o dal Brasile e sono tutte senza testa… perché mai? Questo può diventare un vero e proprio enigma. La Venere più antica è realizzata in avorio, alta 6 cm, probabilmente fungeva da monile decorativo da portare al collo. Datata attraverso l’esame al radiocarbonio fornisce un risultato sconcertante: risale a 35 mila anni fa. Rimane un vero mistero, come poteva un cavernicolo del neolitico intagliare un dente di mammut in modo da ricavarne una figura umana? Non esisteva il rame e tanto meno il ferro, unico strumento era la selce, una scheggia di pietra forgiata e usata come scalpello. Ovviamente, come le altre Veneri primordiali era priva della testa. I geologi e gli studiosi del Neolitico si vanno arrovellando, ognuno ha elaborato una propria teoria. La più diffusa è questa: dato per certo essere simboli di divinità, sorge l’ipotesi che tutto il Neolitico fosse trascorso in pieno “assetto femminista”. Se le divinità erano tutte donne, ecco la ragione della mancanza di idoli maschili corrispondenti. Il fatto che adorassero soltanto idoli femminili, significa dunque che il ruolo delle donne era al vertice. Esiste anche una teoria opposta tuttavia altrettanto interessante da vagliare. Nel Neolitico, in caso di ininterrotto matriarcato, sarebbero emerse tutt’altre immagini di dee. Quando mai le donne di allora si sarebbero rappresentate senza testa? Obiezione quanto mai plausibile. A scolpire le Veneri acefale, quasi certamente, sono stati gli uomini, che tendevano a vedere nella donna soltanto i simboli di procreazione e gli attributi sessuali. La testa forse era omessa, perché più articolata e difficile da fare? Oppure era considerata un optional trascurabile, attribuendo importanza ad altre componenti fisiche femminili? Queste teorie sono comunque senza veridicità assoluta e restano opinabili come ipotesi variabili. Dalla storia antica emerge invero, che il ruolo della donna è sempre stato primario ed essenziale. Le donne sono state il movente, anche se non palese e acclarato, di numerosi eventi e accadimenti di pace e di guerra. Si può affermare peraltro, che di natura e di indole le donne sono meno propense e predisposte alla guerra. L’istinto bellicoso ha più radici maschili. L’uomo, contro un rivale in amore, tende a brandire il coltello per ucciderlo, la donna no invece, è meno portata a usare la violenza fisica con una rivale. Una considerazione in tal senso si può fare a buon conto, formulando vari interrogativi su cui confrontarsi e riflettere: se il potere nella storia fosse stato in mano alle donne, guerre e carneficine sarebbero state in numero minore? Visto che per DNA le donne hanno un’elevata capacità di mediare e di risolvere i conflitti in modo non cruento. In tal senso allora, il modello evolutivo in quanto a progresso e a sviluppo tecnologico, sarebbe stato analogo e più a misura d’uomo? La storia avrebbe avuto un altro corso? Sarebbe stata un’altra storia senza sapere dire quale? A questi e ad altri punti non risposti può innervarsi uno scambio sociale aperto di stimolante incipit.

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