“IL MARMO DAI 1000 VOLTI” DI MASSIMO CARAMIA
È davvero un blocco di marmo speciale quello che Massimo Caramia custodisce gelosamente e sul quale sta sviluppando con incalzante fervore uno stimolante progetto di ricerca denominato “Il marmo dai 1000 volti”. La dottoressa Elena Gollini che ha elaborato un’apposita certificazione ufficiale comprovante di expertise ha messo in evidenza e classificato le connotazioni peculiari di questo affascinante blocco marmoreo di genesi medicea, classificato nella pregiata categoria della “breccia medicea” che trova e innerva le sue millenarie origini nel cuore della Toscana, precisamente nella località di Seravezza. Il passo compiuto da Pablo Picasso quando si trasformò in un “detonatore” di corpi e volti umani, nello spirito di quella spinta progressista che Parigi ai primi del Novecento ha saputo imprimere agli artisti in essa convenuti, è lo stesso passo che riesce a compiere Caramia attraverso questo suo progetto di ricerca. Quando un artista del marmo esperto e autorevole come lui approda a una visione sperimentale così complessa e articolata, riesce a saper parlare il linguaggio di ieri (rispettando le icone classiche della tradizione) e il linguaggio di oggi (approdando ad una visione sui generis e inedita) diventa un vero e proprio esempio a modello di “polo creativo” capace di solcare e attraversare le onde del tempo e stare anche al passo della contemporaneità con un’azione di impronta avveniristica e futurista. Caramia si è accostato a questa ricerca reinterpretando e rivisitando le immagini figurali impresse nel blocco di marmo in modo totalmente naturale e spontaneo e fornendo una propria plausibile chiave di lettura di queste speciali raffigurazioni umane, che fanno affiorare volti misteriosi e di sorprendente fattezza. Le immagini che appaiono dal blocco possiedono una visione dinamica molto suggestiva e assolutamente imprevista e non prevedibile a monte. Il progetto “Il marmo dai 1000 volti” risponde a un ordine e a uno schema interiore oltre che estetico e dà voce ad accorpamenti timbrici disposti in una sequenza armoniosa, che nessuno e niente ha programmato e calcolato con una formula predefinita. Caramia si cimenta nell’appassionato compito di raggruppare e decifrare questo particolare “mosaico umano” che il blocco conserva in sé e di orchestrare una serie di approfondimenti mirati per capire e spiegare questo esclusivo “ritrovamento artistico”. Si tratta senza dubbio di una situazione di notevole interesse storico e culturale oltre che artistico, che associa le proiezioni ottiche e visive a quelle mentali e genera un discorso molto ampio in continua evoluzione. Il blocco suscita fin dal primo sguardo un potere ammaliante e una commistione di sensazioni, emozioni, energia che si sprigiona con sferzante vitalità. Quello che vive nel blocco e dentro il blocco è qualcosa di veramente inusuale, che merita attenzione sia da parte delle istituzioni preposte sia da parte dell’opinione pubblica.
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