RECENSIONE ALLO SPETTACOLO TEATRALE “ZIO VANJA” SVOLTOSI A GUASTALLA

Il teatro Ruggero Ruggeri di Guastalla ha ospitato uno spettacolo tratto dall’opera del grande maestro Čechov, con una compagnia di attori di notevole valore. Nel dipanarsi degli scenari, oscillanti in bilico tra dramma e commedia, tra visionarietà fantasiosa e pragmatismo realistico, talvolta anche feroce e brutale nella sua durezza e spietatezza, si alternano tematiche, che risultano di imponente e disarmante spessore concettuale intrinseco, attingendo dallo sfaccettato universo dell’esistenzialismo e delle proiezioni esistenziali umane. Senza dubbio, è uno spettacolo, che rivela un proprio svolgimento intimo, oltre le narrazioni recitate e richiede una sensibilità percettiva di attenta prontezza. Gli accorgimenti e gli espedienti scenici vengono abilmente congegnati per creare un’atmosfera ancora più compenetrante e fornire allo spettatore una pluralità di impulsi stimolanti, sia per capire al meglio i messaggi racchiusi sia per riflettere su quanto questo dramma dal retrogusto di commedia possa rispecchiare una dinamica per vari aspetti a noi molto vicina e attualizzabile anche ai nostri giorni. Questa impronta di attualità è ravvisabile anche nella rivisitazione compiuta di adattamento linguistico e dialettico, poiché risulta di facile e fluida comprensione. Nel palinsesto recitativo l’attenzione focalizzata sul ruolo cruciale di zio Vanja, che ha in sé una commistione di sentimenti e di emozioni davvero intricata, lasciando trasparire quell’idea di insoddisfazione latente e profonda, che contraddistingue spesso l’andamento sociale collettivo odierno, dove domina serpeggiante il desiderio di rivalsa e di affrancamento da quanto viene considerato come mortificante e svilente, così come l’incalzare della noia rende tutto banalizzato e superficialmente a margine. Nella parte finale si entra poi nel discorso spirituale, con una sorta di preghiera e di supplica di devozione, che pone al centro il tema sempre sentito e altrettanto dibattuto della promessa dell’Aldilà per un futuro di illuminazione e di redenzione. Questa preghiera fatta dall’adorata nipote a Vanja accomuna entrambi in un destino di meritata rivincita ed equivale alla speranza umana di trovare sempre e comunque la luce di salvezza alla fine del tunnel buio e di ottenere una ricompensa per i propri sacrifici e le sofferenze patite in vita. Questo desiderio corrisponde di riflesso a quella forma di reazione, che anche oggi molti perseguono per raggiungere un benessere mentale e interiore e vivere nel qui e ora la propria dimensione terrena, auspicando il riscatto e anelando la salvezza dell’anima. Un altro elemento compositivo meritevole di considerazione elogiativa, riguarda il discorso del tema ambientale e la tutela della natura nella sua preziosa e virtuosa fattezza genetica costitutiva. Infatti, viene dato rilievo al problema gravoso del disboscamento dei territori e della relativa noncuranza e imperizia nella loro conservazione e manutenzione, di cui si rende portavoce il personaggio del dottore medico di zona, che investe di suo per occuparsi dei boschi limitrofi e per piantare nuovi alberi, lanciando un messaggio davvero attualissimo in modo assolutamente paradigmatico ed eclatante, connesso alla responsabilità dell’uomo verso l’ambiente circostante e verso tutto l’ecosistema vegetale. Ecco, dunque che accanto al dramma di matrice esistenziale ed esistenzialista dai toni aspri e a tratti volutamente sarcastici e dissacranti, oltre che grotteschi, si palesa anche la tematica legata all’ecologia e alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica in merito. Senza dubbio, in questo Čechov si rivela come un arguto e sagace precursore dei suoi tempi, poiché adesso più che mai stiamo affrontando e attraversando delle catastrofi meteorologiche e delle trasformazioni climatiche davvero molto preoccupanti. La storia allora è testimone dei tempi, che cambiano e mutano, ma presentano sempre i medesimi tormenti sia a livello di coscienza umana sia a livello di assetto e sistema del nostro habitat naturale. Questo spettacolo teatrale incarna in persona simbolicamente tutto il bene e tutto il male, che appartiene alla condizione umana e alla proiezione di vita all’interno del pianeta Terra.

 

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