RECENSIONE POST SPETTACOLO “DIO È MORTO E NEANCH’IO MI SENTO TANTO BENE” AL TEATRO RUGGERO RUGGERI DI GUASTALLA

Ecco uno spettacolo teatrale, che si trasformi in perfetta performance di sinergia e fusione tra due maestri di grande spessore e caratura quali sono Woody Allen e Tullio Solenghi, che per rendere omaggio simbolico alla genialità senza tempo di Allen, la rende protagonista e al contempo coprotagonista della sua brillante e coinvolgente “arringa” teatralizzata, con un monologo fatto di citazioni famose e frasi emblematiche, intervallato dalla musica di accompagnamento di una talentuosa ensemble di strumentisti, che fanno da cornice di contorno in bilanciato equilibrio tra parlato e sonoro. Si capisce da subito quanto sia profonda e radicata nel Maestro Solenghi la stima e l’ammirazione verso il Magister Allen e quanto rispetto abbia verso ciò che ha trasmesso e divulgato nell’illustre carriera, tracciando percorsi di un’ironia di acuta e arguta empatia comunicativa, destinata senza dubbio a rimanere intramontabile e immortale anche per le future generazioni. Accanto a questo afflato celebrativo di autentico carisma, Solenghi inserisce nella narrazione teatrale il suo speciale esclusivo e distintivo imprinting da virtuoso e autorevole uomo di spettacolo, dal volitivo e poliedrico talento, aggiungendo un potentissimo plusvalore aggiunto espressivo d’insieme e dimostrando in modo acclarato la capacità di immedesimarsi con il pensiero di Allen e contestualmente di estrapolare e filtrare un proprio soggettivo modus pensandi, un proprio peculiare sentire interpretativo e una propria dinamica di “caratterizzazione” nella chiave di lettura. Tra una risata di gusto e un sorriso spontaneo, emergono anche quegli interrogativi esistenziali e sociali, che fanno da contraltare alla visione goliardica e godereccia della dimensione scherzosa e ironica e alimentano quel sottile sarcasmo, che induce a una proiezione riflessiva e valutativa più seria, attenta e scrupolosa. Ecco il vero segreto di una teatralità personalizzata, che immette all’interno di un palinsesto narrativo apparentemente leggero e leggiadro, un messaggio insito e sotteso rivolto verso la collettività, che pone l’accento su una panoramica caleidoscopica a tutto tondo e a tutto campo e affronta tematiche e argomentazioni legate e connesse al senso dell’essere e dell’esistere, alla filosofia di vita, al costume, alla storia, alla religione, con allusioni di riferimento, che rimandano e richiamano, invitano e stimolano ad uno scambio e sollecitano ad un confronto su piani e livelli di rilevante importanza per la nostra società. Così, ridere e ascoltare buona musica diventa un arricchimento costruttivo. Ad maiora semper, Maestro Tullio Solenghi!

 

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