MASSIMILIANO PIETROFORTE

Biografia di Massimiliano Pietroforte

Massimiliano Pietroforte nasce il 22 settembre 1994 ad Acquaviva delle Fonti, piccola cittadina in provincia di Bari, fino all’età di 11 anni vive a Trani “perla dell’Adriatico”, per poi ritornare stabilmente ad Acquaviva con la sua famiglia. Massimiliano si avvicina alla poesia stimolato dall’ambiente dell’Università di Bari “Aldo Moro”, dove consegue una laurea in Lettere Moderne; nell’aprile 2016 pubblica la sua prima raccolta di poesie dal titolo “Carta stropicciata” che lo accosterà per la prima volta al mondo dell’editoria. Attualmente è impegnato negli studi in Filologia Moderna presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.

Con il tempo si avvicina al mondo della narrativa ultimando quello che è il suo primo romanzo dal titolo “Il ponte delle mute risposte“. Gli stimoli per una scrittura scorrevole e lineare provengono da autori che segnano nel percorso lo scrittore: Pedro Salinas, Paolo Neruda e soprattutto Haruki Murrakami, esponente per eccellenza della letteratura giapponese e del mondo orientale. La scrittura e i libri diventano nella testa dello scrittore un modo per cambiare se stesso e gli altri tramite fiumi di parole che arricchiscono e descrivono il mondo che oggi ci circonda.

 

CONTATTI

 

“IL PONTE DELLE MUTE RISPOSTE”

Enrico si pavoneggia tra le righe mostrandosi per chi ha sempre sognato di essere ma spesso scrivere ti porta dove non avresti mai immaginato, spesso il passato brucia ancora.

Nella descrizione di un tempo solo interiore si mischia la realtà e la finzione, la verità e la menzogna portando il lettore stesso ad un bivio senza indicazioni.

Da cinico incravattato che ogni mattina si fissa allo specchio per qualche minuto, Enrico si ritrova nei bar di periferia in cerca di risposte nei fondi dei bicchieri fissando da lontano le briciole di una pazzia che si mostra l’unica certezza in un romanzo dalle troppe domande e dalle poche risposte.

 

«Dovrà esserci prima o poi nella tua vita uno di quei giorni in cui tutto cambia e niente è più come ieri. Succederà prima o poi che mentre distratto ti affanni a vivere ti guardi le spalle per vedere cosa resta oltre la polvere che hai sollevato. E se il passato dovesse sporcare il presente?»

 

 

Tutti i disegni che accompagnano le mie parole sono realizzati e curati da Alessandra Marinelli, donna dalla sensibilità e creatività estrema che si è occupata anche della copertina del mio romanzo: “Il ponte delle mute risposte”.

 

INTERVISTA ALL’AUTORE –  a cura di Elena Gollini

D: Come definiresti il tuo stile creativo?
R: Definire il mio stile creativo è sempre stato un problema che mi sono posto; ho cercato più volte di etichettare i miei scritti, le mie parole, sentendomi spesso ingabbiato in definizioni troppo ferree.
Avere un proprio stile è una delle più grandi ambizioni per uno ‘scrittore’, riuscire a trovare il proprio posto risulta determinante ed è per questo che sfogliando le mie pagine sono riuscito a definire la mia scrittura. Mi piace definire il mio stile creativo come un flusso costantemente in divenire, la mia penna non ha ancora trovato un porto, un approdo, continua a vagare per lidi dalle insenature e dalle forme diverse. Il mio stile prende le forme e le sembianze degli spazi che ogni giorno vedo, della gente che ogni giorno vivo, senza fermarsi troppo a lungo nello stesso posto. Il mondo della mia scrittura ha il sapore delle mie letture, dei miei studi, delle mie vicende personali, elabora tutto ciò che mi riguarda da vicino e da lontano senza mai fermarsi in confini sicuri e ben delimitati.

D: Quali progetti stai mettendo in campo per il 2018? Hai un sogno nel cassetto che vorresti realizzare?
R: Il 2018 mi vede impegnato con il mio primo romanzo “Il ponte delle mute risposte” pubblicato nel mese di gennaio; mi sto occupando della sua pubblicizzazione, della sua distribuzione, porto la mia voce per l’Italia, nelle librerie, nelle biblioteche, nelle scuole, tenendo sotto il braccio questa mia piccola creatura che ha qualcosa da raccontare. I miei progetti per questo 2018 sono incentrati su questo lavoro. Per quanto possa sembrare strano, realizzo ogni giorno i miei sogni nel cassetto investendo il mio tempo come meglio so fare: scrivendo. Ho imparato a stare con i piedi per terra, sognando in grande senza perdere di vista quello che sono, quello che posso realizzare mettendomi in gioco giorno dopo giorno e cogliendo tutto quello che questa fantastica professione ha da offrire. Mi auguro di poter collaborare con gente che senta la mia stessa passione, questo stesso fuoco che brucia e arde dentro di me tutti i giorni, di essere sempre più presente, di metterci la faccia. Spero di trovare gente sulla mia strada che abbia nel proprio zaino fiumi di parole e storie da raccontare.

D: Come valuti attualmente il mondo della scrittura e come valuti quello della poesia nello specifico? Cosa si potrebbe migliorare per dare più supporto al comparto degli emergenti?
R: La scrittura oggi, come da sempre è una necessità insita nell’uomo, è un mezzo che permette la comunicazione, la diffusione di pensieri, la possibilità di esprimersi.  Non vi è uomo che non scriva, anche solo per custodire i propri pensieri, siamo dipendenti dalle parole, oggi come ieri la scrittura appare una valvola di sfogo, chiave di Volta per aprirsi al mondo. “La poesia sta morendo” è questo quello che si legge su internet, è questo che la gente dice quando se ne parla. A mio avviso la poesia resterà viva fino a quando l’uomo sarà in grado di provare emozioni; sarebbe impossibile per me immaginare un mondo senza poesia, privo di versi. Vedo nella poesia la possibilità di fermare in poche parole un istante, un modo straordinario e immediato per fermare il tempo, per renderci immortali; forse oggi non si leggono più poesie, questo appare innegabile, ciò nonostante non posso affermare che la poesia sia morta. Chi oggi è poeta e ha voglia di far sentire la sua voce è spesso demotivato da un mondo che ormai sembra essere pieno di scrittori, finiamo spesso per abbandonare nel fondo di una scatola i nostri scritti, ci sentiamo spaesati, finiamo per sottovalutarci e per abbandonare l’idea di poter fare i poeti. Gli emergenti hanno bisogno oggi di qualcuno che sia in grado di notare il loro potenziale, che sappia guidarli in una direzione che permetta loro di sentirsi qualcosa in più che delle parole scritte per essere dimenticate; portiamo in noi la passione, crediamo nella carica esplosiva della poesia, abbiamo solo bisogno che qualcuno accenda una luce. Fateci luce e in qualche modo riusciremo ad emergere.

 

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