RECENSIONE DI COMMENTO DEDICATA AL LIBRO “MY DAVID BOWIE” DI STEFANO BIANCHI CON LA PREFAZIONE DI IVAN CATTANEO

Premesso, che la figura emblematica di David Bowie è già consacrata all’immortalità assoluta e che mantenerne vivo il ricordo è un gesto di pregevolezza e di valore ragguardevole, nell’accostarmi a questo scritto ho trovato delle componenti caratteristiche davvero speciali e peculiari, che lo rendono ancora più vibrante, sferzante e prorompente nel trasporto di slancio per tenere accesa la memoria collettiva verso questo genio artistico-musicale inimitabile e ineguagliabile. Infatti, lo scrittore autore Stefano Bianchi ha approvato la mia definizione simbolica di “diario di bordo nel mare magnum del ricordo e del trascorso esistenziale” che riveste un significato particolare e conferisce una forma di “sacralità celebrativa” all’intera narrazione. Si tratta di uno scritto sui generis, che non può essere confinato semplicemente al cliché standardizzato di “racconto biografico” o “biografia di genere” in quanto al suo interno è racchiusa e custodita come un tesoro preziosissimo tutta una formula narrativa intessuta di pathos autentico e fervida passione, alimentati da quel moto dell’anima che incalza e da quel cuore pulsante, che Stefano Bianchi ha impresso in ogni frase e in ogni parola, essendo in primis devotamente fan ed estimatore convinto e motivato del grande magister Bowie. Questo aspetto è pertanto un motore trainante e portante, che si percepisce da subito e che emerge con forte potenza comunicativa, fungendo da collante di fondo e di fondamento tra l’autore-giornalista nonché fan appassionato e il cosiddetto mito imperituro e senza tempo, che supera e oltrepassa il muro della morte e si erge a ideale supremo e solenne. Nella coerenza e nella consapevolezza del proprio operato professionale di qualificante meritocrazia, Stefano Bianchi si è potuto accostare più volte a Bowie per intervistarlo e lo ha visto di persona in svariate occasioni, mantenendo sempre un rispetto comportamentale adeguato e consono e riuscendo a guadagnarsi la considerazione e l’apprezzamento da parte di Bowie, intavolando un rapporto di complicità ed empatia anche a livello umano ed entrando in perfetta sintonia di feeling. L’esperienza radicata e consolidata nella professione giornalistica ha consentito a Stefano Bianchi di instaurare un approccio autentico sia sul piano lavorativo sia sul piano extra lavorativo, consentendogli di compiere un passaggio nevralgico fondamentale di partecipazione e compartecipazione attiva e diretta. Ecco dunque, che Stefano Bianchi ha saputo connettere e collegare insieme con spiccata sensibilità intuitiva lavoro e passione, ricevendo un feedback immediato e duraturo da un personaggio considerato “mostro sacro” inarrivabile e irraggiungibile, che ha fatto la storia universale della musica e non solo, diventando a tutti gli effetti un’icona universale. Quindi, nel leggere questo libro suddiviso in sezioni di scritti in stile interviste e contenente anche illustri testimonianze, ho riscontrato un filo conduttore dominante: il desiderio vivo e profondo di innervare e modulare una forma di condivisione in comunione di amorosi sensi, per poter trasmettere e diffondere tutto il sentimento puro e incondizionato, che lo lega e lo legherà per sempre in maniera indissolubile al suo mito e a ciò che ha potuto vivere da vicino durante quegli incontri unici e indimenticabili, che fanno parte della sua essenza umana ed esistenziale in primis, oltre che della sua brillante carriera professionale nel mondo del giornalismo e della cultura in generale. Bowie allora vive e continua a vivere attraverso questo libro, che si rende portavoce di un tam-tam divulgativo di eccezionale forza comunicativa, proprio perché discende innanzitutto dalla volontà non speculativa e non mercificante di Stefano Bianchi, che si appoggia invece al proprio credo e a ciò che tale credo ha edificato e frammentato dentro di lui, come tasselli di mosaico, che si incastrano e si concatenano tra loro a formare una sorprendente e stupefacente creazione ad hoc, contenente tutto quell’humus fertile e fecondo da offrire in forma di scambio interattivo con il lettore-fruitore e in nome di una spontanea e genuina corresponsione di reciproca empatia. Lungi pertanto da qualunque e da qualsivoglia intento e finalità strumentale massificante, Stefano Bianchi compone la sua magistrale opera omnia con coerente credibilità e autorevolezza destinandola a diventare un arricchente e costruttivo strumento e medium di arte per il sociale e di arte socialmente utile e funzionale. Da ultimo non da ultimo, una menzione ad honorem merita senza dubbio la premessa di prefazione del mitico artista a 360° Ivan Cattaneo, che nella sua imponenza espressiva e comunicativa trova una chiave di accesso di inedito impatto emotivo ed emozionale e integra in maniera impeccabile lo scritto, facendo risaltare ancora di più l’elemento di trasporto interiore e introspettivo e fornendo delle ulteriori opzioni di approfondimento molto stimolanti. Lo scritto di Ivan Cattaneo, maestro d’arte e di vita, camaleontico e vulcanico artista con la A maiuscola, si sposa alla perfezione con il resto e diventa a sua volta un pretesto valido e un espediente di pregio per entrare nel merito di un racconto fatto di vita e di vissuto, a volte permeato da quella magia spirituale incantatrice e ammagliatrice, che ha caratterizzato tutta l’esistenza di Bowie e che questo libro altrettanto magicamente, riesce a sprigionare e a diffondere a tutto tondo e a tutto campo con una straordinaria energia vitale prorompente e un dinamismo propulsivo incontenibile e contagioso. E allora esprimo il mio augurio di cuore in senso metaforico: “Capitano Stefano Bianchi, viaggia sempre con il vento in poppa e con il vento a favore, solcando mari e oceani affiancato e accompagnato dal tuo fedele e fidato nostromo d’eccellenza Ivan Cattaneo. Ad maiora semper!“.

 

 

Intervista a Stefano Bianchi e Ivan Cattaneo a cura della Dott.ssa Elena Gollini

 

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