ALESSANDRA PUPPOLA

Biografia di Alessandra Puppola

Alessandra Puppola si è diplomata al Liceo Artistico di Venezia. Durante gli anni di studi alla facoltà di Architettura, frequenta la Scuola libera del nudo dell’Accademia di Belle Arti con il Prof. Basaglia. Studia, inoltre, varie tecniche incisorie presso la “Stamperia del Tintoretto” di Venezia.
Ha allestito mostre personali e collettive dedicandosi principalmente allo studio e all’interpretazione della figura umana.
Negli ultimi anni focalizza il suo interesse alla rappresentazione di figure infantili a stretto contatto con elementi naturali.

CONTATTI

 

INTERVISTA ALL’ARTISTA – a cura di Elena Gollini

D: Come definisci il tuo stile figurativo usando 3 parole chiave e motivandole?

  • INFANZIA. Spesso i miei dipinti evocano una realtà parallela alla nostra, un mondo lontano, un tempo che apparentemente non ci appartiene più: il mondo dell’infanzia, dell’innocenza, della leggerezza. Mi piace pensare di riuscire a creare, attraverso la mia arte, un legame tra l’universo etereo e fiabesco -tipico dell’età infantile- e la nostra realtà, il nostro presente. I miei dipinti vogliono stimolare il ricordo, vogliono aprire la mente al sogno; vogliono portare l’anima in un limbo delicato e prezioso, in uno spazio indefinito dove l’aria che si respira è pura, limpida e profumata.
  • FUSIONE CON LA NATURA. Nelle mie tele rappresento l’incontro con la natura: una fusione fondamentale, ove è difficile separare il soggetto da ciò che lo circonda. Piante, animali, esseri umani: tutto è strettamente in relazione. Nessun piano gerarchico: ogni cosa fa parte di un tutto che non ammette distinzioni, ogni cosa è energia, vibrazione, pulsione. Ogni cosa è vita.
  • UNITÀ. Che esistano mondi diversi e dimensioni opposte è un dato di fatto: il mio intento è quello di fondere questi piani differenti in un’unica realtà. È per questo motivo che, nei miei quadri, l’onirico si mescola con il reale, l’infanzia con il mondo adulto, la sfera spirituale con quella terrena.

D: Un commento di riflessione generale sul concetto di vocazione artistica.
R: Più che di vocazione artistica, parlerei di bisogno, di necessità espressiva. Le mie tele sono come un diario, che riempio di pensieri e di desideri sotto forma di immagini. Dipingere è per me un modo -forse il più diretto- di esprimere ciò che sento, di dare sfogo alla mia parte interiore: dipingo per sciogliere i nodi del quotidiano, dipingo per trovare conforto, per creare plasticamente quei luoghi, quelle bambine, quei mondi che popolano la mia mente. Dipingo perché sento il bisogno di trasformare il sogno in pittura, di renderlo tangibile, presente -per me e per gli altri-. Creare arte è una risposta, è un gesto naturale ed istintivo dettato da una necessità comunicativa.

D: Quali progetti di ricerca creativa stai mettendo in campo per il 2019?
R: Il mio progetto per il 2019 è di non avere progetti. In una società che non ammette pause, ma solo continue corse, io decido di andare contro corrente e di prendere, per ogni creazione, il mio tempo. La mia arte non fa parte di un’industria, di un mercato: la mia arte è il risultato di un lavoro interiore, di un’indagine sulla mia persona. Le mie tele nascono da emozioni e da sensazioni, nascono da un ascolto profondo e sincero, da un’attenzione particolare alle vibrazioni -interne ed esterne-. Il mio solo obiettivo è quello di riuscire a guardarmi dentro con occhi sempre più sinceri, di entrare sempre di più negli angoli della mia anima.

 

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