PAOLO PILOTTI

Biografia di PaoLo PiLotti

PaoLo PiLotti nasce nell’aprile del 1982 a Roma dove vive e lavora. A tre anni ha impugnato i colori con la sua mano sinistra e non si è più fermato. La sua innata passione lo ha spinto nel suo percorso di studi: dopo il diploma Artistico ha conseguito la Laurea in pittura, con tesi in anatomia, all’Accademia di Belle Arti di Roma. Negli anni ha partecipato a numerose mostre personali e di gruppo in diverse gallerie italiane.

 

PaoLo PiLotti, è fastosità di colori, un baccanale di tonalità scintillanti. Quando la nudità non è totale, lurex, latex e una preziosa selezione di tessuti ricamati fanno delle opere una sfilata luccicante, che strabilia lo sguardo dell’osservatore, lasciando bocche cerchiate di stupore e una bizzarra voglia di toccare con mano. PiLotti è una mano sapiente al servizio di una fantasia vistosa. L’anatomia resta il perno del suo lavoro e il corpo umano è fonte inesauribile di forme, a volte spinte al limite, che sottointendono un conflitto tra bellezza, tradizione e la stessa anatomia umana. Bocche di botox per nerboruti eroi DC, volti mascolini su corpi procaci, teste adulte su figure infantili. L’estetica chirurgica del PiLotti ostenta una bellezza iperbolica, portata all’eccesso e spinta a forza oltre i canoni estetici dell’arte figurativa, ma perfettamente inserita nel tempo del filler come religione. Esiste un conflitto lampante nei suoi lavori esteso a due livelli: a quello visivo, più propriamente legato all’immagine, al significante dell’opera d’arte; a quello sotteso nel messaggio, intrinseco nel suo significato, ma ossimoricamente patinato. In ogni singola opera il PiLotti racconta una storia diversa e al contempo mantiene inalterata la sua personalissima morale: la necessità di un’arte bilaterale nella società a lui contemporanea. Lo spettatore assiste impotente alla sfilata dei propri vizi e virtù, rappresentati magistralmente da figure ben note alla cultura della società moderna, ma immortalati come non l’aveva mai visti. Come se si potesse fotografare l’inconscio, PiLotti nelle sue opere mostra l’altra faccia dell’arte. Un’arte che è da sempre specchio sociale e nelle sue creazioni, riflesso bifronte di una società schizofrenica. C’è qualcosa di folle nelle sue opere: PiLotti si spinge tanto oltre da volerci, addirittura, mettere a pensare“.

(testo critico di Valentina Iorene Desideri)

 

CONTATTI

 

INTERVISTA ALL’ARTISTA – a cura di Elena Gollini

D: Come definiresti il tuo stile espressivo in 3 parole chiave e motivandole?
R: Senza dubbio PROVOCAZIONE, CORAGGIO, STILE. La prima è sicuramente una prerogativa della mia essenza che fa parte di me dalla nascita. Hanno sempre detto di me che lascio il segno in qualsiasi contesto mi trovi. Nel linguaggio comune la provocazione è decodificata solo come atto diretto a provocare qualcosa di negativo, irritante e violento ma al contrario la mia è un’abitudine che suscita un’emozione, un sorriso, un dissenso, quindi che stimola a 360 gradi. La seconda è il coraggio di interpretare ed esprimere su un foglio immagini che rappresentano un linguaggio forte, diretto, dissacrante, che scorticano quella coltre d’ipocrisia che avverto quasi ogni giorno, in ogni contesto e che devo necessariamente contrastare. La terza parla da sola. Provocare sì ma sempre con Stile. In ogni immagine rincorro la bellezza, l’estetica e l’armonia anatomica delle forme. Quel concetto primordiale che chi fa arte e ha studiato arte ti entra nell’anima, tutto condito dalla ricerca del colore, del movimento, oggetti, tessuti e qualsiasi dettaglio giusto, mirato al completamento dell’opera stessa.

D: Una tua riflessione sul concetto di vocazione artistica;
R: Non mi ritrovo nella definizione di vocazione. La vocazione è una tendenza dell’animo che porta l’uomo a fare delle scelte. Io non ho mai scelto di fare arte. L’arte è troppo elevata per essere scelta. L’arte per quanto mi riguarda è come la sessualità, una condizione esistenziale. Per questo sinceramente diffido di chi pensa di essere artista dal giorno alla notte.

D: Come stai improntando la tua ricerca artistica in questo anno?
R: Come succede in qualsiasi percorso artistico la ricerca, la voglia di esprimersi ed evolversi non termina mai. Solo la morte può definire e determinare quello che è stato un artista fino a quel momento. Le mie esigenze ora stanno mirando allo spazio. Sicuramente farò dei lavori su superficie più vaste e sto sperimentando nuovi materiali non tradendo né allontanando il mio stile di riconoscibilità.Quest’esigenza si sta avvicinando anche verso la scultura.

 

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