IL MICRO-MACROCOSMO ANIMALE NELLA PITTURA DI FEDERICO COLLI

Noi siamo “abitati” dalla natura, non la abitiamo come si crede superficialmente e questa percezione di alterità si esprime in molteplici forme, formule, immaginazioni, riflessioni e cerca continuamente un equilibrio di bilanciamento tra interno ed esterno, tra singolarità e molteplicità, tra dentro e fuori che si confondono. Nella pittura ad ampia proiezione e prospettiva di pensiero realizzata da Federico Colli si può individuare un’assonanza e una corrispondenza con questa concezione, in particolare riferita alla presenza di un micro-macrocosmo animale collocato e inserito all’interno della vivace e animata composizione figurale. A riguardo la Dott.ssa Elena Gollini ha espresso alcune valutazioni mirate: “Federico preferisce soprattutto raffigurare animali sinonimo di libertà, come tigri, orsi e scimmie, ma anche di razze, rinoceronti, elefanti, nonché polipi e fenicotteri. Certamente il suo è un messaggio molto eloquente anche a favore del rispetto verso gli esseri viventi del regno animale che abbiamo nel nostro Pianeta, che rappresentano un patrimonio immenso da tutelare e proteggere, ma diventa al contempo uno stimolante marchio distintivo del suo fare arte e del suo modo di concepire una visionarietà volutamente anticonformista. Queste presenze segnano una sequenzialità pittorica particolare e sono associate a una simbologia metaforica, che consente più chiavi di lettura sostanziale. Il suo scremare e ritagliare la proiezione del reale e della realtà oggettiva per rielaborare e ricostruire uno spazio sostitutivo tramite le immagini rievocate modifica, altera e spezza quelle regole e quei dettami teoretici di continuità con la tradizione più rigida e apre per così dire una finestra più ampia e allargata, accentuando la compatibilità delle creazioni con una metafora ottica articolata e sfaccettata. Questo discorso intavolato da Federico lo pone come deus ex machina al centro di un’operazione sperimentale inedita, che sottolinea la singolarità del suo sentire e si riflette nel processo stesso dalla manipolazione del reale all’immaginario e nel fare un salto di qualità contenutistico elevato, consentendo allo spettatore di accostarsi non tanto e semplicemente con la vista, ma con tutto se stesso, con la propria storia, con le proprie emozioni, con i propri sentimenti, con i propri sensi, con le proprie intuizioni, in un percorso che è sempre concepito come movimento attivo, come un andare verso, un penetrare, un immergersi, un tuffarsi, eliminando il senso di staticità e di fissità. Ecco, perché i suoi animali sono sempre immortalati in fieri e sembrano vivere di vita propria anche a prescindere e al di fuori della struttura dialettica in cui vengono inseriti e acquisiscono un intenso potere vitale incalzante, che si trasmette al fruitore e si espande a tutto tondo”.

 

 

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