DANIEL MANNINI COMMENTA IL FESTIVAL DELLA FOTOGRAFIA EUROPEA

Il Festival della Fotografia Europea edizione 2025 di Reggio Emilia celebra il glorioso anniversario simbolico dei vent’anni dalla nascita, con una sempre crescente evoluzione di sviluppo e un sempre progressivo grado di apprezzamento e consenso davvero imponente. Il circuito ON e il circuito OFF si snodano su binari espositivi paralleli e speculari, accomunati da questo ventennale di festeggiamenti celebrati ad honorem meritatamente trionfali. Si tratta di eventi espositivi ad alto livello formale e contenutistico, che sono dislocati e distribuiti con logistica sistematica ben equilibrata e armonica all’interno della compagine cittadina, ma anche in ambito provinciale, formando una stratificazione e una texture di uniforme omogeneità di proposte, che compongono un mosaico di insieme eterogeneo, ma al tempo stesso imperfetto intreccio bilanciato e in altrettanto perfetta coesione sinergica. Accanto alle varie iniziative fotografiche sono presenti, come ulteriore corollario di compendio integrativo di positivo rafforzamento, anche delle esposizioni di pittura e scultura, per dimostrare la stretta e vigorosa coesione tra le diverse espressioni creative, aggregate insieme da un collante speciale tramite questo Festival. Da qui nasce lo spunto per intervistare Daniel Mannini (www.danielmanniniart.it) esponente meritevole dell’arte contemporanea, che apprezza l’arte fotografica e la fotografia artistica d’autore ed esprime il suo pensiero con vivace propensione.

D: Cosa ti suscita in qualità di giovane rappresentante dell’arte contemporanea questo anniversario emblematico del Festival della Fotografia Europea edizione 2025?
R: La tematica menzionata esalta non solo il riconoscimento della fotografia come forma d’arte capace di interpretare e riflettere i mutamenti sociali, culturali e tecnologici, ma anche l’importanza di promuovere un dialogo aperto tra artisti e generazioni. Il festival contribuisce attivamente alla crescita e alla valorizzazione della fotografia contemporanea, stimolando nuovi linguaggi e sperimentazioni innovative. È un’occasione per riflettere sull’evoluzione del mezzo fotografico e la tecnologia sempre più avanzata, sulla sua capacità di catturare l’attimo portandosi un racconto attraverso prospettive diverse. Questa edizione spero che porti a coinvolgere le nuove generazioni, anche promuovendo una maggiore consapevolezza estetica e culturale. È un momento di celebrazione e di progetti per continuare a far crescere il valore della fotografia donando il proprio linguaggio all’espressione artistica.

D: Un tuo commento su questa citazione iconica del magister Helmut Newton: “Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare, tre concetti che riassumono l’arte fotografica”.
R: Questa citazione di Helmut Newton racchiude in modo incisivo l’essenza stessa dell’arte fotografica e può essere estesa all’intero panorama artistico. La scoperta rappresenta la naturale curiosità che spinge l’artista a esplorare nuove prospettive, tecniche e tematiche, andando oltre i confini conosciuti. La voglia di trasmettere l’emozione sottolinea l’importanza di coinvolgere lo spettatore, di creare un legame profondo attraverso l’opera. Infine, il catturare un certo momento evidenzia la capacità di fissare istanti, emozioni o visioni in modo tale da renderli eterni, rendendoli duraturi nel tempo. Questo è quello che esprimo all’interno delle mie creazioni, dove il soggetto portato in atto durante il tempo rappresenta un tassello fondamentale del mio percorso e anche nell’espressione di una determinata rappresentazione.

D: Un tuo commento su questa citazione iconica del magister Henri Cartier-Bresson: “Quello che un buon fotografo deve cercare di fare è mettere sulla stessa linea di mira il cuore, la mente e l’occhio”.
R: La citazione di Henri Cartier-Bresson incarna un principio fondamentale che si può estendere all’arte in generale. Essa sottolinea l’importanza di un equilibrio tra emozione, razionalità e percezione. Un artista, qualsiasi sia la disciplina di appartenenza, deve saper integrare il sentimento, il pensiero critico e la capacità visiva di osservazione per creare un’opera autentica e significativa. In senso più ampio, questa frase suggerisce che la vera maestria artistica nasce dall’armonia tra questi elementi. L’invito è quello di coltivare una sensibilità integrata, affinché l’opera non sia solo tecnica o emozione, ma un insieme di elementi che si incontrano e si completano, dando vita a qualcosa di autentico e universale. Avendo avuto, in passato, modo di usare la macchina fotografica, posso confermare che la vera importanza non è il mezzo usato per esprimersi ma il fine, ovvero il risultato ottenuto.

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